Il dilemma delle madri

Creato il 09 novembre 2012 da Lanterna
Leggo su Pinterest una specie di tabellone sui gatti. E la tipa che l'ha pubblicato commenta che i gatti che vivono fuori casa vivono in media di meno rispetto a quelli che vivono esclusivamente in casa. Argomenta che non è un peccato chiudere i gatti in casa, perché là fuori è troppo pieno di pericoli e i gatti ormai sono animali domestici, mica selvatici.
Mi prudono le mani. Perché mia madre ha una gatta che è stata rinchiusa in casa per i troppi pericoli "là fuori" ed è diventata obesa e nevrotica. E perché mi sembra di sentire le stesse teorie applicate ai bambini: là fuori ci sono troppi pericoli, teniamoli in casa nella bambagia.
I pericoli di "là fuori" fanno paura a qualsiasi genitore. A volte Amelia mi chiede di poter stare fuori dalla sua scuola ad aspettarmi mentre io porto Ettore alla materna, e ogni volta faccio fatica a concederglielo (ma glielo concedo ogni volta). Man mano che cresceranno, le decisioni che prendo oggi mi sembreranno sempre più ridicolmente insignificanti. Eppure è importante abituarsi a lasciarli là fuori, liberi di decidere della propria incolumità.
Ovvio che la relativa libertà di cui i miei figli godono è proporzionata a vari fattori: quanti pericoli effettivi il posto presenta, quanto loro sono consapevoli di questi pericoli, quanto sarebbero gravi le conseguenze in caso di trasgressione. Rispetto a molte madri, in ambiente urbano sono molto più rigida e ansiosa nei loro confronti. Salvo invece lasciarli relativamente allo stato brado in cascina o in ambiente privo di traffico (penso per esempio a Levanto).
Ecco, per i miei gatti non mi sento di comportarmi diversamente. So che la loro libertà potrebbe essere fonte di pericoli gravi, ma perché dovrei limitare la loro natura solo per le mie ansie? Sono io che piango per l'Orsino, mai tornato. Sono io che mi rattristo per la Quarta, che probabilmente ha trovato un posto che gradisce maggiormente. Se un gatto non si sente di vagare, non lo fa: Pinta, Bianca e Bigia sono rimaste per anni in cortile e strette adiacenze.
Ovvio che, se vivessi a due passi da una strada di grande percorrenza, forse farei considerazioni diverse. Ma probabilmente, se non potessi far uscire i miei gatti, manco li prenderei.
Non lo so, è che mi viene in mente un aneddoto che mi racconta spesso mio suocero: quando era piccolo (tipo 2/3 anni), Luca chiese di poter andare all'asilo da solo. Il tragitto era breve e senza attraversamenti: sua mamma lo accontentò (seguendolo o facendolo seguire a distanza, senza farsi vedere). Luca andò all'asilo da solo, senza esitazioni o deviazioni. E poi, forte di questa esperienza, non chiese mai più una cosa del genere.
A me questo aneddoto viene in mente ogni volta che i miei figli mi chiedono un po' di indipendenza in più. E ogni volta che arriva un nuovo gattino e io devo decidere quanto fidarmi della natura e della buona sorte.

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