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“Il dio della colpa” di Michael Connelly: tornano i fantasmi di un uomo dalla vita complicata

Creato il 07 gennaio 2016 da Alessiamocci

“Sapevo che il mio cliente non era uno stinco di santo, ma sapevo anche che non era un assassino. Ero sicuro della sua innocenza e quindi dovevo convincere la giuria, il dio della colpa, a essere benevola nel giorno del verdetto.”

Per quel suo modo diretto di narrare, laddove il dialogo rende superflua ogni forma di descrizione, il prolifico scrittore di thriller statunitense Michael Connelly, classe 1956, fa sempre centro. Lo seguo dai tempi de “Il poeta”, il killer che citava Edgar Allan Poe e che ha popolato gli incubi del cronista di nera Jack McEvoy, uno dei suoi personaggi più amati. Così come conosco il “ruvido” Harry Bosch, indimenticabile detective, protagonista di molte sue opere. Proprio quest’ultimo è qui presente in un “cameo”: una breve apparizione, in quanto fratellastro del soggetto principale.

In tempi più recenti, il genio di Michael Connelly ha creato un nuovo personaggio: l’avvocato Mickey Haller, che nella trasposizione cinematografica del 2011 “The Lincoln Lawyer” è interpretato dall’attore Matthew McCouaughey.

“Il dio della colpa”, edito da Piemme nel novembre 2015, è il quinto thriller avente per protagonista Mickey Haller. Devo dire che da quando Connelly si occupa di “legal thriller”, lo avevo un poco trascurato, preferendo io altri generi di romanzo a carattere investigativo.

Mickey Haller è un tipo “sui generis”, trascurato e malinconico, che però non commisera mai se stesso. Nonostante il suo passato pregno di eccessi e di errori professionali, che lo hanno duramente segnato, egli non si abbatte. Nonostante una figlia adolescente che di lui non ne vuole più sapere e che Haller si limita a “seguire” da lontano, magari nascosto dietro ad una siepe mentre la ragazza gioca a calcio con quel numero 7 stampigliato sulla maglietta, un numero fortunato per entrambi e unico simbolo che ancora li unisce.

Guadagnare per mandare avanti il suo studio legale è per lui un cruccio quotidiano, e per questo rifiutare un incarico gli risulta difficile. Soprattutto non può permettersi di rinunciare a difendere un cliente in un caso di omicidio, poiché si tratta di guadagnare un sacco di soldi. E così, quell’avvocato solito a preparare le sue arringhe sul sedile posteriore di una Lincoln, accetta di difendere un magnaccia accusato di avere ucciso una prostituta, che Haller, fra l’altro, ha conosciuto bene e credeva di aver aiutato a cambiare vita qualche anno prima.

Mickey Haller è un uomo imperfetto e desideroso di redimersi da un punto di vista personale. Qui sta la sua forza, e per questo piace ai lettori.

In quest’opera è bello scoprire come Michael Connelly riesca ad orchestrare la trama: a rimettere insieme tutti i tasselli che animano il puzzle. A creare personaggi che sappiano stare al loro posto, da tirare fuori al momento giusto, come un coniglio dal cilindro di un mago. Di quanto attinente alle procedure giuridiche sia la sua narrazione, e precisi i termini con cui espone le varie teorie. E ancora, di quanto “cinematografico” sia questo racconto, che si “snocciola” lì, tutto davanti ai nostri occhi, quasi fossimo noi lettori i membri della giuria. Parte integrante di quel “dio della colpa” che sempre viene invocato e che potremmo identificare con la nostra stessa coscienza.

“Il dio della colpa” di Michael Connelly è un romanzo che consiglio agli amanti del genere, e soprattutto a chi in passato ha apprezzato questo talentuoso autore. Per chi non ha paura di entrare in contatto coi fantasmi di un animo tormentato, ma terribilmente umano.

Written by Cristina Biolcati


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