Si parla di "disagio" come termine per descrivere il mondo giovanile in tutti i suoi aspetti.
Questo avviene perché oggi essere giovani è molto diverso da prima. Infatti, se fino a poco tempo prima della fine della guerra si nasceva e si cresceva nel mito della Resistenza, della lotta per la democrazia e si lottava contro ogni tipo di oppressione, oggi la politica si orienta più sui problemi singoli, e diventa meno attenta ai grandi temi ideologici ed economici che sono stati motore di profonde riforme culturali ed istituzionali.
Tutto questo disorienta i giovani, che diventano meno attivi a livello di partecipazione alla vita politica.
In questa situazione emerge un grosso problema, sempre più tipico della società contemporanea, la disoccupazione e i lavori dequalificati.
Significa che oggi i giovani sono impegnati nel cercare lavoro e nel dover lavorare in condizioni di particolare "sfruttamento".
Non esiste più la concezione del posto fisso, come anche non esistono più le grandi concentrazioni operaie.
La società odierna gira ormai intorno alle concezioni di fortuna, sfortuna, bravura e furbizia, intelligenza, sveltezza, intuizione.
Questo crea insicurezza, mancanza di autostima, si vive in un labirinto, dove il giovane non vede una via di fuga, una soluzione.
A questo punto la droga diventa una "auto-terapia", che i giovani seguono nel tentativo di alleviare uno stato di disagio, di evitare di affrontare compiti particolarmente difficili o di riconoscere a se stessi l’impossibilità di farcela nel mondo della scuola, nel mondo del lavoro, nei rapporti sociali, e tutte quelle esigenze imposte da una società che non aspetta.
La droga è oggi uno spaccato del mondo giovanile, in questo mondo non omogeneo e che crea distaccato dal resto della società. Essi sono strutturalmente collegati al resto della collettività, ma hanno un’identità particolare, più fragile, e collegata con la complessità del sistema sociale, di cui sentono gli stimoli, le ansie e i turbamenti.
Il disagio giovanile è qualcosa che è parte di una crisi più ampia che copre l’intera società.
Parte dalla precarietà dei valori, dalla flessibilità in tutti i campi, dalla perdita di simboli sociali condivisi, dalla incertezza e dalla paura del futuro.