Per tirare la corsa alla Clinton ovviamente, vellicando l’ambientalismo di molti democratici, ma avendo anche un occhio attento a Wall Street. Ora infatti che la diminuzione dei prezzi del petrolio e del gas ha fatto arrivare un autunno precoce nell’eden energetico che lo stesso Obama aveva proclamato, che molte società sono sull’orlo del fallimento e non riescono a ripagare gli enormi prestiti ricevuti viene a puntino la prospettiva di eliminare le centrali a carbone per sostituirne la produzione con il gas di scisto. Perché è di questo che si tratta e lo si vede bene dalle date citate dalla Casa Bianca: una diminuzione del 32% di emissioni di CO2 nel 2030 rispetto al 2005. In realtà rispetto a 10 anni fa le emissioni sono già diminuite del 12,4% a causa del calo di consumi elettrici verificatisi nei consumi privati sia per la crisi in se stessa che per i cambiamenti di costume che essa ha indotto, per lo sviluppo di energie alternative e la diminuzione dei consumi di riscaldamenti e auto, quindi si parla in realtà di una diminuzione del 20 % scarso in 15 anni che è già in atto e che da sola – guardando ai dati tendenziali – è in grado di coprire gran parte di quella cifra.
Ma questo naturalmente ha ben poco a che fare con il disastro climatico a cui ci troviamo davanti e ai rimedi che sarebbero necessari: considerando che un singolo cittadino americano produce 6 volte la Co2 dell’essere umano medio, gli intendimenti salvifici della Casa Bianca risultano ridicolmente lontani dall’obiettivo, anche perché sulle cifre esiste un equivoco di fondo: la quota di emissioni dovute a beni e servizi prodotti nei paesi in via di sviluppo ma consumati in Usa è arrivata al 20%, il che significa che gran parte del risparmio interno andrà ad aumentare le emissioni da qualche altra parte e visto il ruolo imperiale degli Usa, sarà facile simulare la virtù in casa propria e accusare di vizio quelli che producono per loro.
Ora immagino che qualcuno sarà comunque compiaciuto dalla messa in mora obamiana del carbone se non fosse che l’estrazione di gas e petrolio con la tecnica del fracking non rappresenta che un piccolissimo risparmio in termini di emissione di co2: anzi alcune ricerche che tengono conto dei rendimenti effettivi e della pratica di abbandonare i pozzi una volta esaurito il primo e più ricco periodo di sfruttamento, misurano emissioni addirittura maggiori. Tutto il resto, il mettersi alla testa della salvezza dell’umanità e i tardivi siamo tutti sulla stessa barca fanno parte di una retorica che più bianca e ipocrita non si può, un elenco di yankerie da strapazzo che di certo servono assai poco a riabilitare il presidente della vicenda ucraina e della Siria ( crisi create sempre a seguito di interessi energetici, quello che ha lasciato agevolmente correre il Ttip, il premio nobel della pace fallita.