Conferenza stampa: l'Europa si adoperi per aiutare 12 milioni di disoccupati a lungo termine a tornare al lavoro
«Ieri durante l’ultima riunione abbiamo adottato una nuova iniziativa nel contesto dell’agenda economica e sociale per aiutare persone che in questi giorni non sono certo sotto i riflettori. Ma che meritano tutta la nostra attenzione: 12 milioni di disoccupati di lunga durata. Oggi ci sono infatti 12 milioni di persone che sono state senza lavoro da più di un anno, il 60% dei quali aspetta un impiego da oltre due anni. Mettiamo questo dato in prospettiva: è più dell'intera popolazione del Belgio. Queste non sono solo cifre, sono persone reali. Questa situazione è inaccettabile, sapendo che ciò che alle persone sta più a cuore è avere un lavoro.
La ripresa economica in Europa si sta lentamente traducendo in posti di lavoro. Questa estate abbiamo registrato il tasso di disoccupazione più basso d'Europa da più di 4 anni. È ora pari al 9,5%. Le nostre iniziative per combattere la disoccupazione giovanile stanno iniziando a dare i loro frutti. Rispetto all’anno scorso, i giovani disoccupati sono il 10% in meno. Si tratta di una tendenza incoraggiante e spero che continuerà.
Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, tra il 2007 e il 2014 la disoccupazione di lunga durata è addirittura raddoppiata in Europa. Più a lungo rimangono disoccupati, tanto più difficile è per queste persone farsi assumere di nuovo. Ogni anno, uno su cinque addirittura smette di cercare lavoro e diventa inattivo. Una volta che le persone sono fuori dallo schermo radar dei servizi pubblici per l'impiego, è estremamente difficile per loro uscire da un circolo vizioso di speranze perdute, povertà ed esclusione sociale. È per questo che è necessaria un'azione urgente, perché c'è il rischio che queste persone siano lasciate indietro anche se l'economia si riprende.
Questa Commissione ha lavorato duramente sul piano economico e sociale, sin dal primo giorno, per sostenere la ripresa
Vorrei ora spiegare in modo più dettagliato il contenuto della raccomandazione di oggi. Essa definisce tre misure concrete per rafforzare i servizi che disoccupati di lunga durata ricevono per rendere più facile per loro ritornare al lavoro.
La prima è incoraggiare la registrazione ad un servizio per il lavoro. Questo sembrao evidente, ma l'esperienza pratica dimostra che non è così. In alcuni Stati membri i tassi di iscrizione sono al di sotto del 50%. Dobbiamo fare di più per assicurarci che la gente si registri e torni sul nostro schermo radar. Questo è il punto di partenza per poter ottenere supporto.
Il secondo passo è quello di fornire ad ogni disoccupato registrato una valutazione individuale approfondita. Per fare la differenza dobbiamo tener conto della situazione personale. Non esiste la “soluzione che va bene per tutti”. Raccomandiamo perciò che ogni disoccupato a lungo termine riceva una valutazione individuale al più tardi dopo 18 mesi di disoccupazione.
La terza parte è offrire un patto di integrazione al lavoro per tutti i disoccupati di lunga durata registrati. Ciò si baserà sulla valutazione individuale e offrirà un programma su misura per tornare al lavoro, tenendo conto di esigenze e potenzialità. Può includere misure diverse: da aiuto per la ricerca di lavoro e tutoraggio all'istruzione e formazione, o un aiuto pratico, come servizi di trasporto o di assistenza all'infanzia.
Per rendere la cosa il più semplice possibile, l'accordo sarà firmato dal jobseeker in un unico momento di contatto. Avere un interlocutore unico, non solo rende la vita più facile per chi cerca lavoro, ma assicura anche la coerenza di tutto il sostegno che ricevono.
Sono convinta che questa proposta farà la differenza. Oggi, la gente senza lavoro è spesso spinta via dal mercato del lavoro perché non ha accesso a questo tipo di supporto combinato, attraverso un servizio per l’impiego. E spesso non ha nemmeno il sostegno individuale o di orientamento di cui ha bisogno. Per esempio, un giovane genitore single senza lavoro non può avere il necessario accesso alle cure del bambino, anche se lui o lei riceve un'offerta di lavoro. Una persona alle prese con problemi finanziari a volte ha già difficoltà anche a pagare le spese per i quotidiani spostamenti casa-lavoro quand’anche riceva un'offerta per un nuovo lavoro.
Sono convinta che questo funzionerà perché si basa su modelli che hanno già avuto successo in diversi Stati membri. Questo progetto non è stato inventato in una torre d'avorio, si tratta di una guida che viene dalla pratica.
Ma voglio essere molto onesta con voi: questo può essere un successo solo se abbiamo tutti i 28 Stati membri, le parti sociali e datori di lavoro fortemente coinvolti nella partita. Conto sul loro sostegno. Abbiamo tutti bisogno di lavorare insieme su questo. Questo è l'unico modo in cui possiamo davvero fare la differenza e aiutare i 12 milioni di disoccupati ad entrare di nuovo nel mondo del lavoro».
Nota: in originale è riportato anche un preambolo sulla condizione dei rifugiati che cercano asilo in Europa, situazione molto sentita in questi giorni, che merita una sensibilità ed un attenzione a parte. Per non sovrapporre le tematiche, la traduzione viene riportata in coda.
«In questi giorni stiamo concentrando le nostre energie ed i nostri sforzi per affrontare la crisi dei rifugiati e trovare il modo migliore per supportare queste persone che stanno fuggendo da guerra e persecuzione. Ieri abbiamo avuto un'importante discussione durante il nostro incontro e continueremo il nostro lavoro su questa tematica. Sto anche lavorando sul contributo che sarà possibile dare a questa partita da parte della mia commissione, soprattutto quando ci sarà bisogno del supporto del Fondo Sociale Europeo. Venerdì della prossima settimana avrò una riunione con le autorità competenti dei 28 Stati Membri per vedere quali sono le migliori proposte in campo e quanti fondi possono essere stanziati per promuovere l'inculusione sociale dei richiedenti asilo. Mi aspetto che questo sia un tema dell'agenda del prossimo meeting EPSCO del 5 ottobre in Lussemburgo».
Simone Caroli