Conoscete delle barzellette? – La tempistica non è il mio forte!
Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti molto commovente, ma capace anche di farci ridere. Non di risate grasse o prevedibili, ma di risate che nascono dal cervello e si trasmettono al cuore. Così come le lacrime non nascono da un intento ricattatorio ma dall’empatia, da una condivisione sentimentale di difficoltà umane.
Il discorso del Re, del regista Tom Hooper, parte dai fatti storici per addentrarsi in un dramma personale, senza abbandonare mai la Storia, che non è fondale e sottofondo ma è presenza imprescindibile di ogni istante del film, al fianco dei protagonisti. Che giganteggiano: a partire da Colin Firth, che riesce a entrare nei panni di Bertie, reinterpretandolo, rileggendolo, dandogli postura e sguardi ora smarriti e braccati, ora arroganti e snobistici. Firth dà vita a un disagio psichico, lo trasmette allo spettatore, che attende, trattenendo il respiro, le sue parole da microfoni inquadrati dal regista in primo piano, lo segue mentre si avvia a parlare in pubblico, con riprese – di corridoi, di scale, di ampie navate – che creano claustrofobia e voglia di fuga. Gli fa da spalla un istrionico Geoffrey Rush, nei panni del suo amico logopedista, perfetto nel dosare i toni, mai sopra le righe, in grado di farci intravvedere con garbo un passato di sogni infranti.
Un film che è di attori – tutti bravissimi – a servizio di un’opera per certi versi teatrale, per tempi e dialoghi, che insinua molti discorsi (l’avvento e il futuro potere di radio e tv, destinati a cancellare il confine tra pubblico e privato; la forza della parola come arma di massa; la rigidezza dei metodi educativi; l’importanza del trovare e guardare in faccia la propria identità e unicità).
Il discorso del Re ha giustamente fatto incetta di premi (così come Colin Firth) e davvero vi invitiamo ad andarlo a vedere. Ricordarsi che ognuno ha una propria voce, che è unica e che va usata, è sempre importante.