Il discorso del re (Tom Hooper) ★★/4

Creato il 04 febbraio 2011 da Eda

The King’s Speech, Gran Bretagna/Australia, 2010, 111 min.

Se la cifra dei film italiani, da molti anni a questa parte, è il “familismo”, e quella dei film statunitensi la facilità (per conseguire il successo commerciale costi quel che costi), quella di un certo tipo di film britannici è l’ambientazione nel mondo dell’aristocrazia e il richiamo alla tradizione di un passato glorioso, il tutto con una bella forma patinata. Ora che a Ivory il trucco non riesce più, ecco arrivare con la spinta di ben dodici nomination agli Oscar questo filmetto tutto sommato inutile ma ben confezionato.

Il tema centrale è l’incapacità di un membro della famiglia reale inglese, il duca di York (impeccabile Colin Firth) figlio di Giorgio V - che diventerà re suo malgrado - di assolvere ai doveri pubblici imposti dal suo ruolo in occasioni ufficiali a causa della… balbuzie. Ma, si dirà, stiamo parlando dell’epoca dell’assolutismo, quando da un re dipendevano, nel bene e nel male, le sorti della nazione, e un monarca debole e insicuro poteva causare gravi danni? No: stiamo parlando del XX secolo, quando il re è una figura di contorno, quasi solo decorativa, che mantiene solo i privilegi formali di un tempo ma al quale si richiede, comunque, un certo senso di responsabilità e di decoro nell’assolvimento dei propri doveri pubblici. Il film narra la storia, più o meno romanzata, di Giorgio VI (padre dell’attuale regina Elisabetta) e dei tentativi per superare il suo problema con l’aiuto di uno “strampalato” logopedista australiano (un redivivo Geoffrey Rush) fino ad arrivare all’accettazione dell’insperata (e inizialmente non voluta) corona da Re.

Uno spunto del genere poteva essere sfruttato in maniera intelligente per ritrarre un personaggio psicologicamente interessante, nel quale tutti possiamo riconoscerci (difetti che si trasformano in paure e complessi di inferiorità assortiti). A quanto pare, però, la cosa meno banale che un monarca del genere riesce a pensare quando vede la gente comune, è il prendere coscienza  di quanto la sua vita sia diversa dalla loro e la loro dalla sua; di quanto, insomma, si tratti di mondi non comunicanti.

Se volete guardare un film tranquillizzante, la versione moderna del vecchio “…e vissero felici e contenti” ambientata in un mondo fiabesco, andate pure a vedere questo film. In fondo si tratta di una bella “bomboniera”, ottimamente recitata, dalla messa in scena sobria e impeccabile, ma che purtroppo non va oltre le apparenze, mancando il cuore dello spettatore non riuscendo a scalfire in profondità.

 Shiver


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