Non so quali ragione spinsero a tanto. Forse fu la contagiosa possibilità di libertà che circola per quelle pagine. O peggio ancora, fu l'inammissibile esempio di un uomo, tutt'altro cavaliere rispetto ai cavalieri nostrani, che coltivava i suoi sogni nella vita di ogni giorno. O anche l'altrettanto inammissibile idea che, nel dubbio, è sempre meglio tifare per chi parte lancia in resta contro i mulini a vento piuttosto che per chi getta la spugna.
Non lo e mi sa che nemmeno ho voglia di saperlo. La prendo come una bella misura dell'idiozia - ovviamente criminale - che sono capaci di manifestare i regimi militari.
Cito da Gian Luigi Beccaria sulla Stampa:
Borges diceva che il vero mestiere dei monarchi è stato quello di costruire fortificazioni e incendiare biblioteche. La storia è difatti un elenco infinito di roghi di libri
Vero, verissimo. Ma mi va di guardarla anche in un altro modo: provo piacere al pensiero di questi dittatori, di questi eserciti armati fino ai denti, che si lasciano spaventare dalla carta. Come l'elefante con il topolino.