di Iannozzi Giuseppe
Io, la Strega e Fred
a Cinzia,
che è un po’ strega;
che è un po’ come una seconda mamma:
che è Amica insostituibile
La mia bimba mi ha sbottonato
Mi rimane la strega che ride
e una mela rossa e le ossa rotte
Ho paura che salteremo in aria,
un grande boom e poi tutti giù
Un giorno piangesti Fred
così giovane
caduto nei Sessanta
Questa vita meravigliosa,
questa cosa che ci fa quel che vuole
ci dà però papaveri rose e vino,
vino rosso a volontà
e un soffio soltanto di bontà
Il Dono
Da questa vita
abbiamo avuto tutto.
Per noi fu molto di più,
molto più d’un sogno.
Siamo stati prigionieri
ai confini del mondo,
e non abbiamo detto una parola.
Giovani angeli in catene
hanno sfamato le nostre bocche sanguinanti,
nonostante la nostra mancanza di fede.
Abbiamo bestemmiato.
Abbiamo sputato e abbiamo ballato
sotto la pallida luna,
poi il sole ha spremuto
il nostro volto sul cuscino,
e abbiamo perso tutto.
Non abbiamo colpa,
ma per sempre saremo in torto.
La nostra avidità ha raggiunto il limite.
Dio è venuto a noi,
ma non lo abbiamo ascoltato
perché eravamo sordi.
Per molto tempo abbiamo scavato
a mani nude.
Ora la tomba riposa accanto ai nostri volti.
E’ un dono per Voi, la nostra timida pietà.
E’ pronta, è pronta, è pronta
per tutti coloro che la vorranno riempire.
I miei angeli
Hai fatto in fretta a dimenticare
Un matrimonio è stato sufficiente
e tutti gli angeli che avevo
son caduti in lacrime ai miei piedi,
ed io nemmeno una parola
Hai fatto in fretta a dimenticare
che son stato il tuo sacco da boxe
per i tuoi momenti di smarrimento
Costretto all’angolo rosso
il ring spara ancora pugni
sul mio volto disfatto, ma aridi
gl’occhi oramai chiedono il buio
Hai tirato forte dritto al cuore
Finito al tappeto non ho potuto far altro
che strisciare fino all’angolo
e leccarmi le ferite in silenzio
Abbandonato
Sei andata via
nel viavai di città,
persa nell’Urbe
tra gladiatori e oratori
che ti sollevan la gonna
dicendoti “Sei tanto
tanto bella stasera,
resta con me”
E sulla mia povera stadera
intonsa resta la favola mia
d’un bosco felice
immaginato e sognato
che tu però non hai trovato
Chissà quali allori
sulla tua testa di bambina
facile ad amen e fantasie
Dalle dita fuggita la gioia,
il raggio di sole ch’eri tu
Così scriverò una poesia
per ricordarti insieme a me;
ma già lo so che non verrà
perso come or sono
a immaginarti a rider di me
con un garzone sbruffone
Stanco cuore
Innamorato perso, sei un suicida. Ce ne sono parecchi come te.
Guardala, è giovane. E fra cent’anni la fisserai con una pistola in mano.
Oggi è profumo che t’invade.
Oggi è bella, un precipizio per cui pagheresti qualsiasi prezzo.
Perso, sì. Così tanto perso fra le sue gambe di seta
in cerca d’un cuscino… per il tuo stanco cuore.