Se ne parla (ancora) in Europa….
Mercoledì 22 Maggio, il Ministro delle Finanze tedesco Wolfag Schauble e il suo omologo portoghese, hanno firmato un accordo bilaterale per lottare contro la disoccupazione, che in Portogallo riguarda quasi 42% dei giovani del Paese.
Non si sanno ancora i dettagli, ma quello che emerge è che la Banca di Sviluppo tedesca KFW aiuterà il Portogallo a creare la propria istituzione bancaria per affrontare il problema attraverso uno strumento che utilizzerà i capitali privati per aiutare le piccole e medie imprese in difficoltà. Un’iniziativa simile sarà conclusa anche tra Berlino e Parigi a metà della settimana prossima.
E mentre Schauble firma, la lungimirante (e vicina alle elezioni) Frau Merkel dichiara a Bruxelles che la Germania si impegnerà affinché sia raggiunto, entro la fine dell’estate, un accordo con il Parlamento Europeo per concludere i negoziati sugli strumenti per combattere la disoccupazione giovanile. A questo proposito, il 3 Luglio, la Germania accoglierà i ministri e le agenzie del lavoro europei per seguire la tematica. L’urgenza è molta dato che il budget di 6 miliardi di euro è già stato trovato.
Ci sono i soldi, ma mancano le idee…anomala situazione per la Euro-bubble.
Disoccupazione, problema europeo.
Emerge dunque che la Germania sta portando avanti sia il capitolo bilaterale che quello multilaterale in Europa. Ha capito che la politica dell’austerità non paga più ( e probabilmente non la farà rieleggere) e deve rifarsi un’immagine nei paesi che ha trattato da lassisti. Ha forse anche capito che l’immigrazione è meglio scegliersela e che gli anni dell’immigrazione delle “sole braccia” sono conclusi. Ora, in Germania, arrivano “cervelli” , anche molto qualificati, e non sarà un caso se i Goethe Istitutes stanno spuntando come funghi anche in Italia.
Ma non sarà questa un’altra mossa per spingere più verso il baratro i c.d. paesi”PIGs”. Se queste forme di “brain drain” ( cioè di acquisizione dei cervelli) sono istituzionalizzate, di fatto, non condanniamo ancora di più il declino di quei paesi, penalizzati già da qualche anno, dalle politiche di austerità?
O forse invece, non sarà questa l’Europa della quale tanti parlano: divisione del lavoro anche per i paesi. Migrazioni SUD-NORD perché li c’è lavoro, e flusso inverso (NORD-SUD), magari durante l’estate, perché questi paesi sono solo sinonimo di buon cibo e di vacanze?
Saremmo mica veramente condannati a soli “pizza e mandolino”?