Il dottor Zivago romanzo che fece tremare l'Unione Sovietica e film indeminticabile

Da Simoeffe

Fabio Massimo Penna così scrive su "Il Dottor Zivago", romanzo di Pasternak:"...le vicende che hanno accompagnato la pubblicazione del romanzo di Boris Pasternak sembrano partorite dalla fantasia di uno scrittore di libri di spionaggio. Agenti del Kgb e manoscritti trafugati, espulsioni ed arresti, editori coraggiosi e premi Nobel non ritirati...!

Boris Pasternak proviene da una famiglia di artisti: il padre era un famoso pittore e la madre una grande pianista. Avendo sempre respirato arte in famiglia, il giovane Boris aveva il futuro già segnato e così decide di studiare composizione musicale ma nonostante dimostri buone capacità, alla fine si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università di Mosca laureandosi con una tesi su Leibniz. La sua strada si rivela però quella della scrittura ed in particolare della poesia.

"In quella che fu l'Unione Sovietica poterono leggere "Il Dottor Zivago" soltanto nel 1988, quando lo pubblicò il "Novyi Mir"..." Ciò affermava Enzo Biagi (Enzo Biagi, "Dizionario del Novecento", RCS libri, Milano, 2001) sintetizzando quello che è stato il "caso Pasternak". Il romanzo di Boris Leonidovich Pasternak "Il dottor Zivago" evidenziava alcuni lati oscuri della rivoluzione russa ed era "inviso" alle autorità sovietiche. Non si trattava di un testo decisamente antisovietico, "...Nikita Chruscev ammise che bastava tagliare trecento parole per stamparlo..." (Enzo Biagi, "Dizionario del Novecento", RCS libri, Milano, 2001), ma il testo non potè esser pubblicato in Russia.

Il libro fu, dopo tante vicende editoriali, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1957, in prima mondiale. Fine dei problemi per lo scrittore moscovita? Neanche a parlarne.

Dopo la pubblicazione italiana dell'opera, Pasternak viene espulso dall'Unione degli Scrittori, accusato di tradimento, bersagliato dai giornali, minacciato di venir privato della cittadinanza sovietica e di venir espulso dal paese. Il libro ottiene un grande successo e Pasternak viene insignito del premio Nobel per la letteratura che, però, lo scrittore non può ritirare perché gli sarebbe stato impedito di rientrare in Russia. Gli ultimi anni dello scrittore sono molto tristi: vive in povertà mentre il KGB lo tiene sotto stretta sorveglianza.

Nel 2006 esce "Il caso Pasternak" libro scritto da Sergio D'Angelo, il giornalista italiano che portò in Occidente il manoscritto dello scrittore moscovita. D'Angelo ricostruisce il complicato intrigo internazionale che porta alla pubblicazione del libro. Il 20 maggio 1956 Pasternak affida il suo capolavoro al giornalista romano dicendogli: "Questo è il Dottor Zivago. che faccia il giro del mondo".

Pasternak chiude il "Dottor Zivago" (parte diciassettesima) con una raccolta di sue poesie attribuite al personaggio di Jurij Zivago ("Poesie di Jurij Zivago".Tra le tante mi ha colpito "Notte bianca", pubblicata per la prima volta sul numero 4 di "Znamja" del 1954 ma scritta nel 1953

"Rivedo in sogno un'epoca lontana/ Una casa nel quartiere di Pietroburgo,/ Figlia di una modesta signora della steppa,/ Tu vai a scuola, sei nativa di Kursk./ Tu sei graziosa, hai dei corteggiatori./ In questa notte bianca noi due insieme,/ Rannicchiati sul tuo davanzale,/ Guardiamo in basso dal tuo grattacielo./ Il mattino col fremito dell'alba/ ha sfiorato i lampioni, farfalle di gas./ Quel che, piano, ti vado raccontando/ Somiglia tanto a distanze assopite./ Siamo avvinti da una medesima/ Intimidita dedizione al mistero,/ Come Pietroburgo che stende il panorama/ di là della Nevà senza confini./ Laggiù, lontano, per impenetrabili frontiere,/ In questa notte bianca di primavera,/ Gli usignoli con strepito di Lodi/ fanno echeggiare i limiti boschivi./ Si propagano attoniti gorgheggi./ La voce del piccolo uccellino sparuto/ Risveglia l'entusiasmo e lo scompiglio/ nel profondo del bosco incantato. /In quei luoghi come scalza viandante/ S'insinua la notte lungo lo steccato,/ E dietro di lei dal davanzale si tende/ La traccia di un discorso origliato./ Negli echi delle parole udite/ Nei giardini cinti di palizzate/ I rami dei meli e dei ciliegi/ Si vestono di un bianco appannato./ E gli alberi, come fantasmi, bianchi,/ Si riversano in folla per la strada,/ Come facendo cenni di commiato/ Alla notte bianca, che così tanto ha visto."

Tutta la vita dell'autore vi si rispecchia, anche se Pasternak negò sempre che Zivago fosse lui stesso. Certamente il romanzo rappresentava la realtà del suo tempo dove agiscono tanti personaggi ben inseriti nel quotidiano, coi loro incontri e i loro scontri: una realtà complicata che comprende una parte importante della storia del 900:la prima guerra mondiale, la rivoluzione, la guerra civile. Proprio per queste sue caratteristiche riassumere la complessa trama del romanzo è arduo !!!

Jury Zivago, figlio di un ricco industriale, perduta la madre a dieci anni cresce, come era cresciuto Pasternak, in un ambiente di intellettuali. Come il suo autore, Zivago studia filosofia, ama la poesia, pur esercitando la professione di medico. Nel romanzo è descritta l'adolescenza di Pasternak e quella di Tonja Gromiko, la sua futura moglie. Durante la guerra Zivago si sposa e a causa della rivoluzione è costretto a fuggire in Siberia con la moglie dove durante il forzato soggiorno reincontra Lara. L'aveva vista per la prima volta nel 1905: era entrato per caso nella stanza dell'albergo dove la madre di Lara aveva tentato di suicidarsi. Ora nel 1917 è infermiera in un ospedale e sta cercando il marito Antipov dato per disperso dopo un attacco.

Due anni dopo la ritrova "per caso" in una biblioteca di Juratin. Con quanta maestria Pasternak sa manovrare questo "caso"!
A un certo punto della storia Zivago decide di confessare alla moglie l'amore nei confronti di Lara, ma è fermato da un gruppo di partigiani e costretto a seguirli nella foresta per curare i compagni feriti. Ed è qui che si trova faccia a faccia con Antipov, il marito di Lara, capo del partigiani col nome di Strel'nikov. Quando Zivago può finalmente tornare libero a Mosca, non trova più né la moglie, né gli altri parenti espulsi dalla Russia e rifugiati a Parigi.
Vivrà allora come medico d'ospedale sempre con la speranza di ottenere il ritorno della famiglia, ma improvvisamente morirà in una strada di Mosca, per un attacco cardiaco, proprio quando la moglie ha ottenuto il permesso di ritornare in patria.

Tra i tanti classici da consigliare ai giovani, Il dottor Zivago diBoris Pasternak è quello che personalmente consiglierei con sicurezza, certamente la dimensione del libro potrebbe spaventare all'inizio, pertanto sarebbe meglio che chi lo leggesse lo avesse scelto in prima persona, senza nessun obbligo da parte della scuola o di qualche genitore insistente...

Devo però precisare che il romanzo non è solamente una cronaca cruda e disperata della Rivoluzione d'Ottobre né critica al comunismo. Innanzitutto i messaggi espressi da Pasternak vanno ben oltre il periodostorico e il luogo, sono applicabili a qualsiasi epoca e regione del mondo, forse soprattutto al nostro tempo. Infatti la guerra e la dittatura sono ancora presenti nel mondo e continuano a mietere le loro vittime.
Il dottor Zivago è esempio ed eccellente denuncia delle atrocità che vengono commesse durante ogni evento bellico, quale che sia lo schieramento preso in considerazione. Questo concetto appare più evidente esaminando un passo:

"[...] Avevamo appena cominciato a vivere a modo nostro, nella nostra casa, quando venne la guerra. Ora sono convinta che è stata la guerra la causa di tutte le sventure che ancora oggi colpiscono la nostra generazione. Ricordo bene la mia infanzia. [...] Si usava affidarsi alla voce della ragione. Si riteneva naturale e necessario ciò che suggeriva la coscienza. [...] E, a un tratto, questo salto da una regolarità placida e innocente nel sangue e nei gemiti, nella follia generale e nella barbarie dell'omicidio di ogni giorno e di ogni ora, legalizzato ed esaltato. Sono cose che non succedono impunemente. Tu forse ricordi meglio di me come tutto in un momento, abbia cominciato ad andare in disfacimento [...]".

In questo passaggio, dove la protagonista Lara confida a Zivago i pensieri intimi che la tormentano, emerge l'opinione di Pasternak riguardo alla guerra come esaltazione e legalizzazione dell'omicidio quotidiano.

Obiettivo del libro non è solo raccontare una storia, ma trasmettere messaggi attraverso le parole dei protagonisti separando la trama da tutto il contesto storico e dalle riflessioni presenti nel romanzo. Infatti la vicenda in sé non assumerebbe un particolare rilievo e il libro non sarebbe considerato tra i classici della letteratura. Ma sono proprio le opinioni di Pasternak a fare di quest'opera un capolavoro.

Senza meno la sceneggiatura segue innamorata l'amore del capolavoro di un libro come "Il dottor Zivago" del russo Boris Pasternak, Premio Nobel per il romanzo nel 1958; una regia intensa e classica come le rigide atmosfere russe; la recitazione che incarna i ruoli riuscendo a fondere i lineamenti del libro con quelli del film! Storie mitiche e lontane della Russia dispersa nei suoi epici romanzi trasudanti calore e spirito nobile di una nazione sotto gelidi manti di neve insanguinate dalla Rivoluzione civile e culturale più intensa della Storia Umana.


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