“Erano stati cento anni difficili, violenti e devastanti, ma ora il mondo stava sbocciando verso quella pacifica convivenza che da sempre l’uomo aveva sognato. Non era ancora la realizzazione biblica del lupo che pascolava con l’agnello e del bimbo che metteva la mano nel covo dei serpenti senza pericolo, ma non si era poi così lontani da quella profezia.”
Amori proibiti, morte, povertà, follia, allontanamento sono solamente alcuni tra i temi trattati nel libro, una sorta di collezione eterogenea di idee, di ricordi, di impressioni che, riportati con uno stile semplice ma non ordinario, colpiscono per la loro singolarità e per il loro saper essere visionari e così vicini alla vita di ogni giorno. Proprio per questo motivo non è complicato immedesimarsi in essi, in ogni racconto ritroviamo qualche aspetto del nostro essere che magistralmente Baronchelli è riuscito a far sgorgare dalla sua penna.
A contribuire a questo compito è anche il fatto che i personaggi raramente possiedono un nome, come per il desiderio di permettere una maggiore identificazione in essi da parte del lettore. Inoltre di frequente lo scrittore si rivolge ad un “Tu” anonimo come nel tentativo di avere un rapporto ancora più diretto col lettore.
Da una parte scorgiamo l’emarginazione, la discriminazione, ma dall’altra non manca il saper cogliere la felicità nelle piccole cose, in tutto ciò che la maggior parte delle persone potrebbe normalmente giudicare privo di significato.
L’attualità non manca di certo, con le sue gioie, le sue perplessità e le sue sfaccettature più o meno negative sempre presenti nelle nostre esistenze.
Troviamo anche l’aspetto religioso connesso di frequente con la morte che va esorcizzata ma che spesso è inevitabile, talvolta a causa di accadimenti nefasti, altre per via delle mode e della usanze della massa che portano al non essere in grado di distinguersi dagli altri e che conducono come diretta conseguenza alla morte spirituale.
Alcuni racconti sono ambientati nel far-west, con tanto di sparatorie e praterie sconfinate, altri narrano la tristezza della vecchiaia che può risultare meno pesante se vissuta appieno con accanto i propri cari, altri ancora riportano alle tradizioni e ai detti della bassa pianura bresciana con la presenza di un intero racconto in dialetto bresciano, dando vita ad una commistione di esperienze personali dell’autore e di narrazioni fittizie.
Una collezione di racconti dissimili tra di loro ma tuttavia collegati da un filo conduttore delineato dalla ricerca della felicità e della libertà, caratteristiche imprescindibili nell’esistenza dell’essere umano.
Written by Rebecca Mais