Il Falco di Maggio di Elisabetta Bricca

Creato il 11 gennaio 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Il falco di Maggio

di Elisabetta Bricca

Elisabetta Bricca, nata a Roma, è laureata in Sociologia comunicazione e mass media, è una copywriter e un’insegnante di scrittura creativa. Vive nella verde Umbria con il marito, le loro bimbe, un carlino e due gatte. Ama viaggiare e appena può parte alla ricerca di spunti per i suoi romanzi, accompagnata dall’inseparabile macchina fotografica. È appassionata di storia, vino, equitazione. Non riesce proprio a stare in pace con se stessa senza aver riletto, almeno un paio di volte al mese, le poesie del suo amato Arthur Rimbaud.

Titolo: Il Falco di maggio
Autore: Elisabetta Bricca
Serie: //
Edito da: La Mela Avvelenata
Prezzo: 15,50 €; 3,99 € in formato digitale
Genere: Romance storico
Pagine: 10,7 MB.
Voto: 

   

Trama: Irlanda, 1846. Bruce Cavendish è il Marchese di Donegal, lembo estremo di terra irlandese aspra e crudele, dove aleggia ancora il sussurro della magia. Un giovane uomo tornato in Irlanda per adempiere ai suoi nuovi obblighi, ma che non può soffocare il richiamo del sangue, né dimenticare il passato di un’infanzia dolorosa. Fionnula O’Halloran è un’impavida testa rossa dal carattere indomito, figlia del popolo, che si batte per l’indipendenza della sua gente. Tra i due, provenienti da due mondi tanto diversi, è subito scontro. Eppure, lentamente, qualcosa di diverso dal rancore prende forma, e sboccia in un amore contrastato, vivo, totalizzante. Tra gli echi di una natura selvaggia, l’orgoglio di un popolo che non s’inginocchierà mai al dominio inglese, la lotta per la libertà e gli intrighi di potere, Bruce e Fionnula intraprenderanno un cammino tortuoso, guidati solo dal richiamo del cuore e della fratellanza, e dalla consapevolezza di essere figli della stessa, amata terra che reclama giustizia.

di RoRò

Il Falco di Maggio è un romanzo storico che sviluppa la sua trama nell’Irlanda del 1846. Sebbene non possa definirmi un’amante del genere romance storico, ultimamente mi ci sono dedicata, imbattendomi, molto spesso, in storie davvero ben scritte, appassionanti e ricche di interessanti spunti di riflessione.

L’ambientazione storica dell’Irlanda, indubbiamente, fornisce svariate possibilità per ammaliare il lettore con la sua magia, la bellezza mozzafiato dei paesaggi e per la drammaticità della storia di un popolo eternamente in lotta per la conquista dell’indipendenza. Tuttavia posso dire che non ho trovato particolarmente coinvolgente la scrittura dell’autrice.

La storia parte in maniera molto promettente, con un lungo background sul protagonista maschile, Bruce Cavendisch, erede e successore del Marchese di Donegal. Bruce perde precocemente i suoi genitori, ed è così costretto a vivere insieme al nonno materno, un meschino proprietario terriero, egoista e spietato sia con i suoi fattori quanto col proprio nipote. Ma i maltrattamenti e le violenze fisiche non riusciranno a spezzare l’animo ribelle di Bruce, il quale, alla morte del nonno, diventerà finalmente il legittimo erede del titolo.

Sebbene, in generale, apprezzi sempre moltissimo questo genere di flashback sulla storia del protagonista, trovo che non sia stato sfruttato appieno dall’autrice, che dopo averci fornito un interessante profilo di Bruce, non riesce poi a finalizzare bene il potenziale emotivo. Lo stile è quasi sempre raccontato, mai vivido o evocativo.

La stessa perplessità l’ho provata anche per quanto riguarda la componente romantica della storia. Anche la protagonista femminile, Fionnula O’Hallaran, una popolana dalla fulva bellezza appariscente, ribelle e passionale, risulterà poco convincente, molto probabilmente a causa della scelta della Bricca di far prevalere sull’elemento romantico quello dell’approfondimento storico, che ho trovato piuttosto ben tratteggiato. Questo però ha penalizzato l’amore che legherà i due eroi, relegandolo ad un ruolo secondario.

In definitiva è stata una lettura che non mi ha trasmesso emozioni forti, e per questo motivo ho trascinato per le lunghe un libro che in altri casi avrebbe richiesto solo qualche ora. Molto probabilmente non si può considerare il romanzo più riuscito di questa autrice; peccato, perché questa è quella che chiamo un’occasione mancata.

 


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