UN LIBRO TANTE EMOZIONIun motivo c'è se sono Rose Nostre
Lo so, sono in ritardo. Ormai, nei vari blog specializzati e su Facebook, è stato detto di tutto e di più. Credo che non esista nessuna lettrice che non l'abbia letto. Arrivo "dopo i fochi", ma voglio dire anche la mia.
Mi rendo conto che il tutto è legato all'evento che amo tantissimo e al quale mi pregio di aver partecipato per il secondo anno: "La Vie En Rose". Il libro e l'evento, per me, sono inscindibili.Ho iniziato la saga delle magnifiche (non è un'esagerazione per chi le conosce) Rose Nostre sul pulman che mi stava riportando a casa, un degno finale per una intensa giornata passata a ridere, emozionarsi e a conoscere novità sulle scrittrici di casa nostra.L'ho iniziato perché non volevo staccarmi dall'atmosfera, ma, poi...
Il primo racconto, "Il crociato", di Miriam Formenti,mi ha conquistata subito (beh, d'altronde i crociati partivano alla conquista della Terra Santa no? Non che io mi consideri santa, per carità...) con l'idea del flashback tra l'anno 1415 e il 1212 tramite la lettura, da parte di Genevieve, novella sposa del Conte Valente di Monfalco, del manoscritto di Rosa, moglie di Lanfranco di Monfalco.E' il racconto iniziale, la base, o, per meglio dire, il tronco dal quale si dirameranno le storie delle altre Rose Nostre; il libro, che mi figuro come un grande albero genealogico, è una saga familiare che si sviluppa nei secoli.Miriam Formenti prepara l'ordito sul quale le altre passeranno la trama per la tessitura di questo grande arazzo, colorato e affascinante, che mi ha catturato e intrappolato, facendomi "sentire" sulla pelle le sensazioni di tutti i protagonisti.Chi, se non un crociato, poteva tornare con un tesoro, che permetterà di ricostruire le fortune della famiglia e soprattutto il palazzo che sarà anche lui un protagonista di tutte le storie?Un palazzo che avrà, sul portone d'ingresso, uno stemma raffigurante un falco con un giglio tra gli artigli e una rosa nel becco, fatta aggiungere da Lanfranco quale dichiarazione di possesso nei confronti di Rosa, la piccola schiava da lui amata al punto da sposarla, che porterà il proprio contributo alla famiglia con il medaglione, altro protagonista ricorrente, su cui è incisa una rosa, alla quale farà aggiungere un giglio, in onore di Firenze e di Lanfranco.Il Falco e la Rosa, appunto.
Paola Picasso mi prende per mano e mi accompagna nell'anno 1478 con il suo racconto "Mille rintocchi" (signora Picasso, non si offenda, ma a me i rintocchi fanno venire in mente la canzone di Lando Fiorini "Cento campane" sigla dello sceneggiato "Il segno del comando"...). Ormai i Monfalco hanno conquistato il titolo di conte con Gherardo dopo la Battaglia di Benevento (e questo ce lo ha già detto la Formenti), ma, di sicuro, il possessore del titolo, di nobiltà, non ne possiede affatto. Per fortuna non è lui il nostro protagonista, questa è la storia della sorella Costanza e di Raniero Bonagiunti dei Conti della Gherardesca, il cui amore è contrastato da Riccardo di Monfalco che vuole disfarsi della sorella, non volendo mantenerla, seppellendola in un monastero.E' la storia di un colpo di fulmine, che si trasforma in dolcissimo amore; la scena del primo incontrodurante un convegno musicale a Palazzo Monfalco mi ha fatto venire i brividi, tanta è l'intensità che tramettono le parole, quando Costanza suona l'arpa e Raniero canta e sembra che i due si fondano in una figura sola...Non manca la realtà storica. Chi non ricorda che in quell'anno ci fu la "Rivolta de' i Pazzi"?Io, ahimé... però resto attaccata alla mano della Picasso e incontro Lorenzo de' Medici (Il Magnifico...) e altri nomi illustri: Michelangelo, Pietro Torrigiani, Cavalcanti, Cenci e tanti, tantialtri.Il lieto fine è cinematografico: un bacio e "la visione di uno sventolio candido e festoso che l'accompagnava verso l'inizio della sua nuova vita". Come cosa sventolava, non ditemi che esiste qualcuno che non ha letto il libro!
Lo sconforto per la fine delracconto della Picasso si attenua con l'inizio della lettura di "Il principe delle tenebre", di Ornella Albanese (mi aspetto di vedere apparireDracula da un momento a un'altro, ma forse l'autrice non voleva intendere questo!), qui ho incontrato il personaggio femminile che più mi è piaciuto: Celeste Martini.E' il 1523 e Celeste ha "una belva che le ruggisce dentro", la passione per la pittura... ed è brava, veramente eccellente come pittrice, ma siamo ancora nel Rinascimento e le donne sono sottovalutate, quando va bene. E' riuscita a farsi accettare, a forza, nella Bottega di Andrea del Sarto (!!!) e lavora di nascosto, finché non viene scoperta, una notte, proprio dal grande pittore e dal Rosso Fiorentino (!!!!)... ahhhhh... il Rosso... personaggio straordinario; avrebbe, forse, meritato una storia a sé.Celeste, quella sera stessa, incontra l'uomo della sua vita, Alessandro di Monfalco, ma... shhhhh... lei, ancora non lo sa... "Era alto, con larghe spalle possenti. Aveva occhi chiarissimi e penetranti. Labbra arroganti. Lineamenti scolpiti. Pelle scura di sole. I capelli gli ricadevano sulle spalle, del nero lucente dell'inchiostro."E' un uomo ambiguo, con profondità oscure e inesplorate, imprigionato di giorno da obblighi e convenzioni e libero, la notte, di essere se stesso e godersi la vita senza restrizioni.La seduzione, reciproca, avviene durante la realizzazione di un ritratto, un gioco di sguardi, pensieri e sensazioni, che hanno sedotto anche me...Non dirò più nulla, solo che la storia è intrigante,i personaggi perfetti e ... galeotto fu il pennello!
E arriviamo al 1642, entrando nel mondo della Regina tra le Regine, Mariangela Camocardi, che con il suo stile classico (sembra veramente di leggere uno scritto dell'epoca) ci trasporta in un periodo infame, soprattutto per le donne, l'Inquisizione. Il racconto, dal titolo "Per amore di una strega", lo sfiora solamente, ma è importante per tratteggiare il carattere della protagonista Olivia Peruzzi, figlia del custode del palazzo dei Monfalco e la sensibilità, che scopriremo mano a mano, di Lapo Conte di Monfalco, ultimo discendente di una casata, sterminata dalla peste e quindi arrivato al titolo per caso (però signora Camocardi, che nome che ha trovato!Ogni volta che lo leggevo mi figuravo il noto tipo e certo non rendevo un bel servizio al suo protagonista!).La casata ha perso tutte le sue ricchezze e Lapo (!!) non ha fatto fortuna, neppure andando nel Nuovo Mondo, non è particolarmente attaccato al titolo, ma quando entra nel Palazzo sente di appartenere a esso, e l'orgoglio del nome. E' un gentiluomo Lapo (!!), difensore dell'onore delle donne, lunghi riccioli castani, naso forte, occhi scuri, bocca generosa, un personaggio positivo che ci conquista a poco a poco, insieme a Olivia, naturalmente.Tra parenti serpenti (e che serpenti!), padri e zie ritrovati (e che padre!) il solito fantasma della Isotta che ci fa compagnia per tutto il libro, e segreti svelati, Mariangela Camocardi ci accompagna verso il naturale finale del racconto e l'inizio del prossimo.Ah.... stavo dimenticando, c'è pure un tesoro nascosto!
Il filo conduttore di "Guardami",il racconto di Theresa Melville, èla musica. È una storia romantica, con protagonisti romantici: siamo nel 1746, Gemma di Monfalco è un'educanda del Monastero delle Orsoline, ha la voce di un angelo e un carattere testardo. Quando uscirà dovrà sposarsi per volere del padre, ma... il destino è cieco (è proprio il caso di dirlo) così come l'amore, che sboccerà la sera del concerto, durante la cerimonia di commiato delle giovani che hanno terminato gli studi, quando vede il barone Federigo Malaspina di Fosdinovo.Entrambi amano la musica, lei suona il clavicembalo, lui compone e suona diversi strumenti; la coquisterà regalandole un madrigale...Non mancherà l'opposizione del padre a causa di... una pecca del barone e di una vecchia storia d'amore, finita tragicamente, tra due antenati dei Monfalco e Malaspina, ma i due giovani hanno tanti angeli custodi: le loro madri, il precettore di Federigo, il fratello di lei Giovanni, erede del casato e la dolce e simpatica suor Clotilde, la badessa, nume tutelare dei due giovani.Alla fine del racconto mi sentivo circondata da una nuvoletta rosa...
La formidabile Maria Masella ha scelto l'anno 1865 per ambientare la sua storia (ogni scrittrice ne ha scelto uno di sua preferenza), perché doveva essere la naturale continuazione del suo racconto nell'antologia dello scorso anno "Amori sull'ali dorate", dove nel finale fa la sua apparizione il protagonista Bruno Morego, uno dei "Mille" di Garibaldi. A proposito, signora Masella, mi è tanto, tanto piaciuto anche il padre di Bruno...Il titolo del racconto "Non soltanto una notte" si riferisce al passato dei due protagonisti Bruno e Rosa Caterina di Monfalco innamoratisi in una notte di cinque anni prima, a Palermo, ignaro lui di chi veramente fosse lei, avendogli nascosto il nome completo e detto di chiamarsi solo Cate.A questa ignoranza seguirà un vero e proprio misundastading, che non dà assolutamente fastidio, essendo breve, e che è il succo della storia.Il fratello di lei, Jacopo, era stato anche lui un garibaldino e aveva combattuto insieme a Bruno, diventandone amico, e appena lo scorge, lo invita ospite a palazzo.Malgrado Bruno pensi che Cate sia una bugiarda, una nobile che ha voluto togliersi uno sfizio, e che lei pensi che lui sia un mascalzone che le ha rubato l'innocenza, si amano ancora e non riescono a stare lontani. L'arrivo di uno zio farà precipitare la situazione, ma chiarirà tutto, Cate capirà perché lui fosse sparito dopo quella lontana notte d'amore e rischierà il proprio onore per difenderlo, dimostrandogli di essere una donna coraggiosa e onesta.E... tutto è bene quel che finisce bene... con un mazzolino di gigli circondati da roselline selvatiche e un matrimonio che sarà felice, come quello dei genitori di Bruno (ahhh... quel babbo!).
Che il matrimono di Bruno e Cate, sarà felice per sempre, ce lo dice Roberta Ciuffi in "Un letto di gigli e rose", l'ultimo racconto, la chiusura del cerchio, una fine e un inizio.Siamo nel 1910, la famiglia Monfalco è piena di debiti, accumulati nei secoli da Conti, che hanno dissipato le ricchezze nel gioco, nelle donne e investimenti sbagliati.Giuliano di Monfalco torna a casa con la moglie Minerva "Minnie" Porter, una bella rossa stuatuaria, e i suoceri, ricconi americani, accolto dalla famiglia, composta da sole donne: la madre vedova Donna Cipriana, inaridita da anni di convivenza con un marito fedifrago, la cognata Luisa, vedova del fratello primogenito Lanfranco, Virginia sua figlia, Clotilde sorella della madre e Giuditta, sorella di Jacopo e Cate.E' un misero gruppetto che li accoglie e ancor più misero risulterà il palazzo, malgrado la sua grandiosità, i quadri di famiglia, sale e sale ormai spoglie e il lato antico della costruzione ormai abbandonato da anni.Ma sarà lì che Giuliano, passato qualche giorno, dopo aver riflettuto sulla propria situazione e sul disagio di Minnie, nel vivere in quel palazzo cupo e gelido, e sulla sua nostalgia di casa, le ribadirà il proprio amore e deciderà di imprimere una svolta alla loro vita. Venderà le proprietà e il palazzo e inizierà una nuova vita in America, impiantando vigneti e olivi, andando alla conquista di un nuovo mondo come fece il Crociato Lanfranco: "spiccando il volo con la sua rosa nel becco".Torneranno nel 1950, in pompa magna, con figli e nipoti, accolti dal direttore dell'"Hotel Conti di Monfalco", in cui è stato trasformato il magnifico palazzo e dallo stemma, ancora al suo posto.
Ho già detto troppo, ho raccontato troppo, ma questo libro mi ha catturato e trasportato in una saga nei secoli, mi ha fatto tornare indietro nel tempo, sentire legata alla famiglia Monfalco, al suo stemma e al palazzo.Lo potevo visualizzare, essendo stata al Boscolo Hotel, che ha ispirato la storia, accolto due edizioni de "La Vie en Rose", le autrici delromanzo, e tutte noi, appassionate di libri, amanti del Romance.E, in questo libro, ho trovato tutto ciò... leggetelo, perché, quello che ho scritto, pur se troppo, è la minima parte della saga, non ho saputo rendere, gli odori, i sapori, i colori che ho visto nella stessa e, soprattutto, le emozioni.Grazie mie Regine, per avermi fatto sognare, emozionare, spremere qualche lacrimuccia e aspettare con ansia un'altra edizione, nella speranza di incontrarvi e abbracciarvi tutte.
Lullibi
P.S. Ross, tu che ci hai pernottato, hai sentito, per caso, ridere Donna Isotta???