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Il fallimento etico e politico delle Fondazioni formigoniane: il Pd prima si è adattato e ora lascerà intatto il sistema o no? L’esempio del rischio di bancarotta della casa di riposo di Soresina

Creato il 01 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Quando le Ipab (Istituzioni pubblico per l’assistenza e la beneficenza), istituite cent’anni dalla legge Giolitti, furono rimesse in discussione dalla riforma regionale lombarda, si presentarono due alternative agli enti locali proprietari delle Ipab, per lo più case di riposo: o trasformarle in Fondazioni di diritto privato o in aziende di servizi pubblici.

Lo spettro di Formigoni resterà o sarà cacciato per sempre?

Lo spettro di Formigoni resterà o sarà cacciato?

Bisogna dire, per una questione etica insuperabile, che Fondazioni simili non si inseriscono nel quadro istituzionale previsto dalla Costituzione e dalle leggi nazionali. La Fondazione si è rivelata quel che riprometteva di essere: un bunker, dove alcune persone in una stanza chiusa, nominate sulla fiducia dai partiti (attraverso nomina del sindaco), nominate spesso alla faccia del criterio di competenza professionale ed esperienza previsto per legge, prendono decisioni che restano inconoscibili ai cittadini e che consentono un’eccessivo margine d’azione libera e incontrollata.

Si fa presto a dire “è legge”. La legge positiva si può criticare liberamente, tant’è vero che le leggi spesso vengono cambiate. E’ più chiaro dire che la Costituzione ha previsto un’architettura istituzionale complicata proprio perché si potessero controllare le decisioni degli eletti e dei nominati, perché le informazioni circolassero e funzionasse l’insieme, non il singolo organo o potere delle Stato, anche nelle sue articolazioni locali.

L’ex presidente della Regione Lombardia ha insistito sulla riforma sanitaria e ha lasciato le case di riposo in balia del diritto privato e degli enti locali. Le delibere non vengono esposte all’albo pretorio, non si può accedere ai documenti, volentieri direttori e consigli d’amministrazioni stanno zitti, per parlare solo di tanto in tanto. Dunque è una privatizzazione pressoché totale: il bilancio e le relative scelte se lo giocano i partiti al chiuso “nelle opportune sedi”.

Non c’è contropotere, non c’è controllo, non c’è possibilità per i cittadini di sapere che cosa succede all’interno di quelle stanze chiuse che offendono chi vorrebbe una democrazia vera, non una finzione, non un marchingegno oligarchico che si autolegittima come quello in cui viviamo.

Dapprima il centrosinistra ha protestato vivacemente contro la riforma sanitaria di Formigoni e dell’allora assessore Borsani (An), poi si è adattato e non ha schierato contro il Celeste mai un candidato vincente: si ricordano l’anziano Mino Martinazzoli e lo sconosciuto imprenditore Sarfatti.

Le Fondazioni sono state accettate. Il centrosinistra ha convissuto con il danno arrecato al sistema istituzionale. A Cremona – segno di disagio ma anche tentativo di reggere adeguandosi alle norme – è stata fondata un’azienda pubblica (il Soldi, o Cremona solidale), e la Fondazione Città di Cremona.

Oggi ci si tiene questo sistema decisionale chiuso e governato da persone prive di curriculum adeguato, di esperienza e di capacità? Basta una nomina del sindaco e tutti sono possono essere promossi amministratori di enti delicatissimi come le case di riposo e gli istituti per disabili.

Tramite le Fondazioni, poi, ne sono state combinate tante, che la magistratura ha aperto fior di inchieste. Le Fondazioni hanno peggiorato il sistema precedente, quello dell’autonomia insondabile delle Ipab e dei “benefattori” che riservavano le nomine… al parroco, al vescovo, al prefetto! Si trattava di una privatizzazione istituzionale di beni in realtà pubblici e finanziati dalla Regione tramite la fiscalità generale.

Continua il sistema di Formigoni? Ci teniamo le Fondazioni? Fu dal Pio Albergo Trivulzio che nacque Tangentopoli che si ripropone nelle Fondazioni formigoniane, alla Maugeri, al San Raffaele, eccetera.

Ora il centrosinistra di Soresina protesta in un volantino: “Non si possono accettare soluzioni come la vendita a privati”. Gli amministratori – e ciascuno darà la colpa al partito che detesta di più – non hanno amministrato bene, è sempre colpa dell’amministrazione precedente.

Ma si vuole cambiare questo sistema? Dopo tante inchieste e tanto denaro pubblico sprecato malamente, il sistema può dirsi criminogeno, o comunque dannoso per i cittadini. Rette altissime, costi enormi per le opere di adeguamento, personale malpagato e ridotto all’esasperazione.

Vincerà re Umberto Ambrosoli? Bene. Cambierà allora questo sistema o si continua perché è difficile cambiare un sistema? Il compito però è questo!


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