Tutti i fanatici sono pronti a uccidere e morire per un'idea. I kamikaze ne sono un esempio lampante. Episodi di fanatismo meno eclatanti sono diffusissimi e si possono incontrare in innumerevoli occasioni anche nella vita quotidiana.Si fanno carte false pur di difendere la causa che si è sposata, minimizzandone i fatti negativi che la riguardano e amplificandone gli aspetti positivi. Si rinuncia cioè allo spirito critico e si scatena un'emotività' esaltata dallo spirito d'appartenenza.
Tutti noi - anche le persone più mature ed equilibrate - diventiamo fanatici quando veniamo contrariati su un'affermazione da noi fatta. E' un interruttore, premuto il quale la nostra reazione è automatica e potente. Provate e vedrete che funziona sempre.
Difendiamo sempre con le unghie e coi denti la nostra 'ragione'. Se qualcuno ci obietta 'hai detto una cazzata', immediatamente ci sentiamo sotto attacco. Sentiamo che il nostro valore è stato sminuito e questo ci è insopportabile. Inizia così una battaglia verbale che può assumere un tono di controversia stizzita fino a degenerare in lite o addirittura in rissa.
Un noto polemista televisivo appare normalmente come persona gradevole e intelligente, ma se qualcuno - più o meno inconsapevolmente - dice qualcosa che lui percepisce come una critica o un attacco alla sua persona, eccolo che esplode in furibondi e incontrollabili scoppi di insulti e minacce.
Ovviamente potremmo aver ragione noi (se si tratta di fatti misurabili e verificabili) e allora ci godremo la 'vittoria', anche se avremo probabilmente compromesso la nostra relazione col nostro interlocutore; d'altra parte potremmo venir sbugiardati e quindi umiliati. Anche in questo caso la relazione col nostro interlocutore ne uscirebbe incrinata.L'affermazione della propria ragione è quindi apportatrice di un danno di tipo relazionale che è molto più importante di un'effimera carezza al nostro ego.
Dobbiamo imparare a non difendere in maniera automatica le nostre ragioni, ma farlo - con molto tatto - solo se ne vale davvero la pena.Quando rifiutiamo di lottare per avere ragione il nostro valore personale non ne esce affatto diminuito, tutt’altro! Abbiamo in mano la situazione: il rapporto con quella persona dipende da noi; e noi non lasceremo che si deteriori per una banale richiesta del nostro ego.
Per riuscirci dobbiamo imparare a osservarci mentre l'interlocutore ci contraddice con la sua tesi, abituandoci al senso di umiliazione che immancabilmente (per via della nostra educazione) proveremo. Quel senso di umiliazione non ha motivo d'essere... non dobbiamo dargli la minima importanza.
Proporre la propria idea con modestia e cautela è il modo migliore per farla passare o per non rimanerci male nel caso che non dovesse prevalere. Alcune formule potrebbero essere: ‘Potrei sbagliare, ma …’, ‘Non vorrei esagerare, ma … ‘, ‘Sembrerebbe che, se non vado errato, …’, ecc.
Decidiamo una volta per tutte se preferiamo essere felici o avere ragione.