Da questi esigui dati dovrebbe essere già ovvio che, come per ogni evento sociale del genere, la “casa” in questione si deve per forza trovare in un luogo di Londra polarmente opposto a casa mia, e perfettamente studiato con i lavori di manutenzione della Tube di modo che le linee chiuse per lavori devono essere esattamente quelle che dovrei prendere io, costringendomi così ad un romantico viaggio alternativo che risulterà per qualche curiosissima coincidenza il più lungo e periglioso possibile, passando per cittadine rustiche e caratteristiche come Stockwell e Brixton, che io amo proprio tanto, quasi da morire (proprio nel senso che rischi la vita a passarci).
Tuttavia trattandosi di un barbecue a casa di una cara amica (cara=lasciata dal ragazzo venerdì sera), e considerati due giorni spesi a preparare una cazzo di New York Cheesecake per la cui preparazione sono anche andato a Tesco di Canada Water per comprare la Créme Fraiche, direi che la mia tenacia mi ha consigliato di prevalere sugli ostacoli infrastrutturali tipici del weekend.
“Abbiamo un sacco di hamburgers e salsicce. Se vuoi porta qualche rinfresco” era l’ultimo messaggio ricevuto; così mi fermo ad un supermercatino locale – il classico 24 ore tipo Apu dei Simpsons – a prendere il pane per gli hamburgers, succhi di frutta, patatine, ed un sacco di altra roba.
Carico come un mulo da soma, con tre borse della spesa, riesco ad immettermi nuovamente su di un tratto funzionante della District Line all’altezza di Westminster, dal quale riesco a raggiungere la mia destinazione Putney Bridge tramite Tube, cambiando ovviamente quattro treni (diciamo che di domenica é più facile trovare un treno per Hogwarts che non un diretto Westminster – Wimbledon).
E quindi eccomi finalmente lì: previsto a destinazione per le ore 13 – suonare il campanello alle ore 14:30. Un lungo viaggio, mi dico, ma almeno la festa può cominciare.
“Vuoi mettere via la giacca?” mi chiede la mia amica. “Certo,” rispondo, “l’ho infilata nel mio zaino perché faceva caldo”. “Ok,” mi risponde lei guardandomi un po’ allibita, “…mi dai lo zaino?”.
Ma tu guarda – esclamo tra me e me – non ho con me il mio zaino, il quale ovviamente conteneva giacca, portafogli, telefono, carta di credito, lettore MP3, qualche oggetto imbarazzante per un ragazzo di trent’anni, e sopratutto il Nintendo DS — Evviva.
Indeciso se abbandonarmi ai bagordi o alla disperazione, lascio le borse e ritorno – con l’andamento di un moribondo disperato – alla stazione di Putney Bridge, dove il supervisore della stazione ovviamente non sa di cosa io stia parlando; trattiene un grugnito tra i denti prima di ritornare nel suo ufficio che assomiglia alla tana del Gruffalo. Disperato come per la perdita di un parente caro, comincio a vagabondare lungo la District Line a ritroso, fino a che finisco ad Earls Court, dove improvvisamente mi sovviene di essermi trattenuto su di panchina per qualche minuto mentre aspettavo un treno, un’ora prima circa.
Mi sento un po’ come l’uomo che non ha niente da perdere: suono il campanello del supervisore, il quale mi fa entrare nel suo ufficio. E’ un uomo immenso, é la mia versione immaginaria del capitano Nemo di ‘Ventimila Leghe sotto i mari’; ha anche la blusa blu, il cappello ed i baffetti da sparviero.
Immediatamente mi prostro ai suoi piedi: “Signor Nemo, sono disperato: ho perso il mio zaino e non so dove sia”. “Calma, calma, ” mi dice lui, “di che colore era?”. “Era blu” rispondo. “Cosa conteneva?” mi chiede. “Conteneva giacca, portafogli, telefono, carta di credito, lettore MP3, qualche oggetto imbarazzante per un ragazzo di trent’anni, e sopratutto il Nintendo DS!”. Comincia a sorridere – non capisco se per il contenuto o per la mia espressione disperata. Dopo qualche secondo di silenzio domando “…mi può aiutare? Devo averlo lasciato sulla District Line”. Mi guarda e sorride “Abbiamo trovato il suo zaino”.
“Oh, gioia e gaudio, ma non me lo poteva dire prima? Dov’é? Me lo può dare?”.
“Non é così semplice – prima c’é la procedura“.
Vengo così a scoprire della “procedura”.
Innanzitutto il mio zaino é chiuso a chiave in uno sportello metallico. Devo aprire lo sportello da solo, posare lo zaino su di un tavolo e svuotarne il contenuto lentamente (mancavano solo gli impiegati che mettevano il colapasta sulla testa), devo controllare che il contenuto sia integro ed intoccato, devo poggiare il telefono sul tavolo e chiamarlo da un altro numero per farlo suonare; una volta fatto questo, devo compilare due moduli dichiarando che i miei beni personali erano come quando li avevo smarriti, devo lasciare il mio indirizzo, il mio contatto telefonico, firmare qualche carta; infine devo sentirmi la ramanzina del signor Nemo che come un nonno apprensivo mi dice che devo stare più attento, che ho fatto fare tardi ad un treno, che mandato in panico una stazione per colpa della mia disattenzione.
Ha ragione e concordo con lui: sono proprio mortificato e non so come sia potuto succedere, però sono troppo contento per avere ritrovato il mio zaino, e per una volta devo dire di avere rivalutato la professionalità del Transport for London, che si é dimostrato composto da gente umana e non soltanto da Gruffali e vampiri notturni.
Indossando l’espressione della gioia ritorno al party – ovviamente cambiando ancora due treni – ed arrivo alla festa a Putney Bridge alle ore 17:00 circa.
“Oh, hai trovato il tuo zaino?” mi dice la mia amica, “ma che splendida notizia! Non so se ti é arrivato il nostro sms dove ti dicevamo di comprare un paio di hamburger per te sulla via del ritorno perché siamo rimasti senza più niente da mangiare – é finita anche la cheesecake.”
“Oh, ma che peccato,” rispondo, “ma sai una cosa? Non fa niente, non ho più fame: l’importante é il piacere di vedersi nuovamente tra amici”.
“Oh, grazie!” mi risponde.
“Oh — credevi mi riferissi a te? Scusa, intendevo il mio Nintendo DS”.