Il faraone extraterrestre

Creato il 05 gennaio 2014 da Dariosumer

TERRA DI PREGHIERE
Egitto. Terra di costruttori, di magniloquenti opere, di martiri e re. Luogo scelto da certi Dei adesso dimenticati - che benedissero i contadini con la saggezza delle stelle.
L’ombra di un vigoroso passato si perde nello sbocco del Nilo. I figli hanno trasformato il paradiso in un affare, il simbolo in denaro. Non sembra vero che tutta quella bella cultura si stia perdendo. Il peggior nemico della storia è l’economia. Las povertà e la mancanza di mezzi rovina il nido dei faraoni.
E’ in ballo la memoria di una nazione.
SCAVO INTRICATO
Nel 1987 l’egittologo francese Louis Caparat iniziò i negoziati con il governo egiziano per fare una serie di scavi nella Grande Piramide di Cheope.
La ragione era un po’ sentenziosa:
Caparat affermava che non erano state ancora scoperte le sale più importanti della piramide. Solamente i suoi tre aiutanti e lui avrebbero potuto scavare in quel luogo ed accedere ai tesori occulti.
Il ministro della Pubblica Istruzione ed l cancelliere francese di allora vollero almeno delle prove.
Caparat portò in questa fase una serie di piani e manoscritti dove si affermava - in un certo modo - che tra i siti scoperti dagli inizi del secolo fino agli anni ’80 c’erano delle zone grigie. I precedenti archeologi non avevano potuto accedere a quei luoghi. Caparat presentò anche una lettera di una industria nordamericana che metteva a disposizione una moderna scavatrice che avrebbe aiutato molto il lavoro. Il ministro chiese una settimana di pausa.
Nell’inverno dell’88, Caparat ed i suoi assistenti già stavano scavando dentro Cheope.
Gli furono concessi quattro mesi, con la possibilità di estendere il periodo se si arrivava a trovare qualche indizio. Il lavoro fu preciso ed arrivò a far esaurire l’archeologo. La tenace persistenza, nonostante tutto, fu il suo miglior consigliere. Avanzavano con rapidità giorno dopo giorno. La scavatrice americana funzionava con incredibile successo; si bloccò in alcuni punti.
Un breve tempo uno degli aiutanti di Caparat - Ernest - iniziò a provare un disturbo al petto. Non poteva ingerire nessun alimento. Vomitava in modo strano, non riusciva a dormire e si arrabbiava quando lo toccavano. Una suggestiva macchia rossa gli circondava il collo.
L’archeologo lo accompagnò all’ospedale più vicino. Per sua sfortuna dovettero ricoverarlo. I medici lo esaminarono. Sembrava soffrire di un virus non ben identificato che atrofizzava i condotti interni dei polmoni.
Le fosse nasali emanavano una grande quantità muco di colore rossastro.

Nel libro dal egittologo Jaromir Malek "In The Shadow Of The Pyramids" (1986 - Fotografie di Werner Forman)
sono esposte fotografie di un murale della mastaba di Akhti-Hotep (o Ptah-Hotep) a Sakkara.
In questo murale, appare uno strano "essere" che potrebbe collegarsi alla storia di Enzo Daedra,
sulle scoperte di Louis Caparat:
Il suo aspetto ricorda molto le descrizioni moderne degli equipaggi UFO,
conosciuti popolarmente come i "Grigi".
Come precauzione, il medico chiese a Caparat di smettere gli scavi.
Avrebbe potuto trattarsi di una qualsiasi trappola creata e sviluppata dagli antichi Egiziani.
L’archeologo si trovò di fronte ad una decisione seria da prendere: o abbandonare gli scavi o continuare da solo.
Gli altri aiutanti non vollero continuare; temevano il contagio.
LA SCOPERTA
In piena ricerca attraversò lunghi tunnel e sopravvisse a qualsiasi inconveniente sia climatico che fisico.
Era risaputo che la pressione atmosferica era bassa, il che impediva di respirare bene; per questo lavorava dalle sei della mattina fino alle tre del pomeriggio. Poi si dedicava ad analizzare i risultati e ad annotarli sui suoi registri.
Una settimana prima che scadesse il lasso di tempo programmato dal governo egiziano, Caparat quello che sembrava essere l’inizio di un accesso. Segnò il bordo superiore con il suo strumento; una piccola scopa lo aiutò a pulire il terreno. La terra era spessa. Non si lasciava lavorare facilmente. Caparat scoprì tre geroglifici intrecciati da quanto sembrava un ramo di olivo. Impiegò quasi un’ora per codificarli.
I segni si riferivano al faraone Cheope ed ai suoi discendenti. L’archeologo emozionato si mise in contatto con il cancelliere francese. Lo scavo ricevette l’appoggio diretto del governo egiziano. Colui che prima era un semplice sognatore , era riconosciuto come un ricercatore di talento.
Anche se comunque mancava molto da scoprire, Cheope sorprendeva nuovamente il mondo.
LA TOMBA DE CRISTALLO
Un centinaio di uomini e 61 giorni furono sufficienti per liberare dagli ostacoli il prezioso passaggio.
La porta era in buono stato. Faceva mostra di di una quantità interessante di figure, rappresentate come bassorilievo dal taglio delicato. Con l’aiuto di un traino esterno si riuscì a buttar giù gli ostacoli che impedivano l’accesso. Gli scienziati si coprirono il volto con maschere. Esaminarono, con precauzione il luogo. Era completamente buio.
Caparat fu il primo ad avanzare sul terreno sconosciuto. Sorprendentemente il posto due fori circolari di una ventina di centimetri (aprox.) posti in ambedue gli estremi del posto attraverso i quali veniva aria.
Ecco la sorpresa: Caparat si era imbattuto in una gigantesca tomba di cristallo massiccio. Chiamò i suoi assistenti che erano ritornati a lavorare con lui dopo la buona notizia- e chiese loro che illuminassero l’oggetto subito.
Con orrore di molti, un cadavere giaceva nella tomba. E non sembrava un essere umano.

Foto dalla mummia di un umanoide pubblicate dalla rivista egiziana Rose El-Yussuf nel marzo 2001.
É questo Filitón il "costruttore misterioso", figlio delle stelle, descritto da Flavio Giuseppe?
E 'sorprendente la somiglianza con la descrizione degli umanoidi del mistero Roswell.
(Dal libro La conexión Atlante di Santiago Martinez Concha)
Il corpo fu deposto in una ambulanza speciale e fu portato in un centro di ricerche dove si sarebbero fatti diversi esami.
La tensione crebbe quando Caparat trovò tra i piedi dell’essere un papiro antichissimo. Abbandonò il posto e si ritirò nel suo alloggio in un albergo. Il ministro degli Esteri egiziano arrivò sugli scavi insieme alle forze di polizia.
Chiuse la zona e ne proibì l’accesso.
IL PATTO DI CHEOPE
Caparat trascrisse la traduzione con molta attenzione e si meravigliava ad ogni nuova codifica.
I geroglifici non possedevano la costruzione della fonetica normale; lo stile variava col segno. Sembrava che il faraone Cheope avesse firmato un trattato con un alieno proveniente da un sistema stellare lontano. L’essere gli offriva completa protezione per tutta la vita in cambio di un rifugio.
Gli spiegava anche il divenire della storia dell’uomo; la possibilità di viaggi interplanetari, di scambi di persone da un mondo all’altro. Il Faraone meravigliato accettò l’offerta. Firmarono un patto in cui si esplicitava che l’alieno avrebbe potuto risiedere in Egitto tutto il tempo che voleva. La creatura visse in pace tutto il resto della sua longeva vita. La tomba fu costruita con un disegno che preparò prima di morire.
Caparat ricette la visita della Polizia in hotel. Gli tolsero il papiro ed i suoi quaderni di appunti.
Fu obbligato a rientrare in Francia.
UNA PRODEZZA INAVVERTITA
Personalmente mi è difficile credere che la storia che racconta Louis Caparat non sia un po’ esagerata. Mi sono messo in contatto con il ricercatore che mi confermò che nessun fatto descritto fu inventato. Affermò ancora una volta ognuno dei suoi postulati.
Una cosa è certa; l’aiutante malato di Caparat morì. Lo dimostra il registro dell’ospedale. E’ reale anche lo scavo. Purtroppo l’attuale ministro degli esteri egiziano non ha voluto rispondere alle mie innumerevoli lettere. Il fatto della Tomba di cristallo di Cheope sembra infastidire alcuni rappresentanti.
Perché si infastidiscono quando si parla di un qualcosa che non è mai esistito?(Fonte:http://www.bibliotecapleyades.net)

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