Il fascino dalle corde vocali - Capitolo II
Creato il 16 giugno 2011 da Ladridibellezza
Mettete assieme una ragazza danese, un pianoforte e una voce fatata: cosa ottenete? No, non è quello che state pensando (la barzelletta di un vecchio e vanesio capo del governo di un paese a caso) ma si tratta di arte. Philarmonics, il primo album di Agnes Obel. Il pianoforte è il filo logico lungo il quale nasce, cresce e si articola l'album d'esordio della cantautrice nata nella terra della sirenetta e "trapiantata" a Berlino. Due canzoni sono state scelte rispettivamente da un programma televisivo teutonico e dalla serie tv americana Grey's Anatomy come colonne sonore (anche se popolarità non equivale a qualcosa di buono). Agnes non cerca lo sfarzo di Lady Gaga nè l'ostentazione di Rihanna ovvero le vere icone pop (sigh) del momento. C'è un brano che mi ha subito colpito perchè sembra una ninna nanna (non nell'accezione negativa ma perchè concilia il riposo, lo stare tranquilli) cantata da una fata in mezzo ai boschi: Just So.
Tutte le canzoni a eccezione dell'introduttiva Fallin, Catching hanno come "colonna portante" il pianoforte e la sua voce. Un viaggio nei luoghi dello "spirito" che per il sottoscritto non coincide con l'anima o altri concetti dei dogmi religiosi. Agnes Obel ti cattura subito perchè non ha l'esplosività di Simone Simmons: al contrario ti culla come un pargoletto in braccio alla madre.
Non riesco ad inquadrarla in una categoria, in un'etichetta. Un genere che non è un Genere. Un miscuglio semplice e innovativo allo stesso tempo, un esperimento interessante che spero continui. Agnes Obel fa viaggiare l'ascoltatore, lo coccola. 12 brani da ascoltare e riascoltare, assaporare e riassaporare.
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