Ogni volta che guardo le news italiane da telefonino, mi tornano in mente le parole di Steve Jobs quando nel 2007 ha introdotto per la prima volta l’iphone. In quell’occasione Steve ha presentato un dispositivo mobile che non navigava tra riproduzioni (tipo WAP) delle pagine internet per telefonino, ma dava l’opportunità’ di navigare l’internet “vero”, di vedere le stesse pagine che si vedono da computer. (a parte quel ricettacolo instabile di malware mangiabatteria chiamato Adobe Flash, che giustamente e’ stato escluso – ma questo e’ un altro discorso).
Ma purtroppo, all’epoca Steve non aveva fatto i conti con l’ingordigia di alcune testate italiane. Nel 2012, a distanza di cinque anni, ci ritroviamo con il mondo intero che naviga spensierato da smartphone. E’ ormai naturale che uno si svegli la mattina e vada a guardarsi le news da smartphone, magari mentre sta seduto al cesso. O si metta a leggere le ultime mentre va al lavoro, o in pausa caffè’, o mentre fa la fila dal dottore. Eccetera, eccetera.
Eppero’, a volte che capita che il malcapitato essere umano sia italiano, e voglia vedere le news italiane. Allora apre google news e inizia a scorrere le varie notizie. Quando ne trova una interessante, la clicca e diciamo che giustamente si aspetta di essere reindirizzato alla notizia. Giusto?
Anche no. Perche’ se la notizia proviene da alcune grosse testate come Il corriere, Repubblica, la gazzetta, eccetera… si ritrova nella versione per iphone della testata. Capiamoci: non l’internet vero che Steve Jobs aveva presentato nel 2007: la testata “legge” il tuo collegamento, sa che ti colleghi da iphone, e ti reindirizza alla versione ottimizzata per iphone. Fin qui niente di male, lo fanno in molti… se non che queste versioni italiane delle testate sono… a pagamento!
Ci rendiamo conto? Questi ladri farabutti, non contenti di prendere la pubblicità’ e i sussidi pubblici, ti vogliono pure far pagare per vedere le notizie da smartphone!
Devo ammettere che la cosa ha un certo fascino, almeno ai miei occhi. Il fascino macabro dell’ignoranza. Il non capire che internet nel 2012 dev’essere libera e fruibile da tutti, l’essere disposti a perdere lettori da mobile pur di raccattare quattro soldi dagli afficionados disposti a pagare. E anche il fatto di chiedere i soldi con un sistema ormai trapassato e destinato presto a scomparire come l’sms. Pazzesco. Ma il fascino macabro dell’ignoranza e dell’arretratezza non e’ solo in queste testate. Sta pure nella versione italiana gestita da italiani di google news, che non oscura questi siti. Sta pure nei caproni che mandano l’sms e si abbonano a queste testate per leggere le notizie, invece di mandarli giustamente a fanculo e migrare ad altri migliori lidi.
E’ evidente che gli editori di queste testate mancano di visione d’insieme, e ignorano o fanno finta di ignorare il fatto che la connessione da mobile e’ il futuro. Si accontentano di fare il loro sporco interesse spremendo il più’ possibile l’utente-capra di oggi, che evidentemente preferisce pagare l’abbonamento.
La cosa più agghiacciante e’ il pensiero che la rete mobile italiana sia piena di questi utenti-capra. Me li immagino. Sono l’uomo di mezza eta’ che legge il corriere da trent’anni, e una volta che si fa l’iphone la prima pagina che si aggiunge ai bookmarks e’ quella del corriere. Inforca l’occhiale da presbite, legge dell’sms, fa spallucce e clicca. E’ lo studentello di buona famiglia e di sinistra borghese che legge Repubblica. Sotto la kefiah c’ha il suo bell’iphone 4s regalato dal papi, e che volete che sia per lui privarsi di una minima parte della mancia per leggere la sua testata borghese di sinistra ufficiale preferita? E’ il tele-rimbambito, che bene istruito in anni di campagne televisive e televoti, e’ ormai assuefatto a inviare sms a vanvera senza quasi rendersi conto che sta spendendo soldi. E’ il tifoso idiota che legge la gazzetta e non può’ farne a meno neppure da telefonino, anche se e’ a pagamento.
Le parole Italia e tecnologia dovrebbero apparire alla stessa voce, nel dizionario dei sinonimi e dei contrari. Come contrari, logicamente.