Seguiamo la presidente del VII Municipio Susi Fantino e non abbiamo difficoltà a dimostrarvi che un buon 60% dei suoi comunicati stampa sono dedicati alla difesa ed alla tutela non delle forze economiche sane, non dei cittadini onesti, non delle realtà rispettose delle norme e delle leggi ma, al contrario, a favore di chi sistematicamente e da anni viola, occupa, abusa.
D'accordo che queste realtà esistono ormai quasi esclusivamente per spostare voti e consenso e un uomo politico deve starci attento, ma qui si esagera davvero: la presidente Fantino dovrebbe ricordarsi di essere un rappresentante delle istituzioni, eletta per servire i cittadini per bene, non per fare la lacché dei prepotenti.
Ma niente: gli occupanti abusivi, autentici padroni della scena e abituati a fare il bello e il cattivo tempo da decenni sul territorio, sono entrati nella casa civica, hanno deriso, insultato, scritto sulle pareti sciocche frasi razziste contro la presidente che è di origini sudamericane (Fantino torna nella Pampas, uao che simpatici) e poi hanno preteso, e ottenuto che la presidente scrivesse, sotto dettatura, un comunicato delirante.
Ma cosa è la delibera 140/2015 di cui Fantino parla nel suo comunicato? Si tratta di una delibera sacrosanta scritta dalla Giunta Marino che sostanzialmente dice che gli immobili di proprietà del Comune di Roma sono "bene comune". Comune, chiaro? Non un bene degli amici degli amici, non un bene di chi se l'è preso con la forza, no. Un bene co-mu-ne. Di tutti. Che può anche essere dato in gestione ad un privato, beninteso, ma solo se questo ha dei titoli, ha un progetto, vince un bando. E si comporta stando nelle regole. Vi ricordate il buon vecchio Marino e le sue fisse? Tutto tramite bando e vinca il migliore. Meritocrazia, forse la prima nemica di questi residuati del peggior Sessantotto.
Forse (forse!!!) 30 o 40 anni fa quando sono nati, i centri sociali romani (il vero sottosviluppo rispetto a quelli europei e di altre città italiane, intendiamoci) potevano avere un qualche senso e ruolo. Ovviamente oggi il senso non c'è più, c'è solo una macchina di consenso che sposta qualche votuncolo e garantisce percentuali anomale in questa città ai partiti estremisti e c'è solo la cafonaggine coatta che fa di queste realtà un vero grumo diffuso e fascista in città, altro che sinistra, altro che comunisti: si tratta di luoghi dove si coltiva il culto del sopruso, della furbizia, dell'abusivismo e della violenza. Magari non fisica, ma civica. Ad oggi la prepotenza, la violenza, la pervicacia dei centri sociali romani è, molto semplicemente, fascismo. Lo dimostra il fatto che nel frattempo, sempre in questa città, sono nati dei centri sociali che si autodichiarano di destra e che si comportano allo stesso identico modo di quelli nati decenni fa in seno alla sinistra. Ve lo assicuriamo noi che riceviamo insulti, minacce, improperi da entrambi: sono uguali.
Ci sono le ciclo officine popolari alla faccia di chi vuole aprire un negozio normale di biciclette stando in regola. Ci sono le palestre popolari alla faccia di chi gestisce una palestra pagando tasse, affitto, luce, acqua, condominio, contributi e personale. Ci sono le osterie popolari che servono centinaia di coperti al giorno mentre gli imprenditori della ristorazione lottano contro la burocrazia più assurda del mondo pur di non violare le norme. Il tutto all'insegna di un'evasione fiscale monstre, che poi dobbiamo rifondere noialtri che le tasse le paghiamo fino all'ultimo cent anche per chi non lo fa.
Al Corto Circuito è successo di tutto negli ultimi tempi. Un pezzo di centro sociale, perché qui non c'è nulla che sia a norma, è andato bruciato, il ristorante è stato sequestrato, cosa altro deve succedere per chiudere questo come cento altri residuati bellici ormai esistenti solo a Roma? Ehggià perché questa tipologia di aggregazione molto sventies, che un tempo esisteva in tutte le città d'Italia e d'Europa, oggi la trovate solo a Roma. Secondo voi perché?Si tratta in tutta evidenza di uno dei mille indizi di quanto questa città è arretrata, bloccata, imbalsamata e immobile. Una delle mille tare da rimuovere.
Poi, detto ciò e espressa tutta la nostra censura verso questi personaggi e la sottocultura, ripetiamolo, fascisteggiante e talvolta paracamorristica che rappresentano (pensate a quando si inventarono la macchina del fango contro questo blog, cercando di dimostrare che eravamo pagati dalle ditte che stanno realizzando la Metro C: solo i casalesi arrivano a questo livello per tentare di squalificare chi parla male di loro, Roberto Saviano lo spiega alla perfezione), nessuno vieta loro di fare attività sociali, politiche, ludiche, popolari. Però per farle in spazi pubblici, di proprietà dell'amministrazione, devono fare un progetto, concorrere ad un bando, spuntarla su altri progetti e vincere. Oppure possono accomodarsi in uno spazio privato. Non occupandolo però, ma pagando l'affitto, come fanno con sacrificio tutte le aziende e le associazioni per bene in questa città. Le stesse che meriterebbero ogni tanto qualche comunicato stampa di incoraggiamento dalla presidente del VII e da tutti gli altri presidenti di Municipio.