Il fattaccio dell’ora /lavoro

Creato il 07 dicembre 2015 da Prosumer

Qualcosa si muove per rimettere insieme i cocci di un mercato del lavoro scocciato.

Ci prova il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: “l’ora di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione. Dovremo immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l’ora di lavoro ma la misura dell’apporto dell’opera”.

Beh, mentre i Politici sollecitano l’immaginazione, le Imprese lo fanno battendo la via del recupero della produttività: Enel e le organizzazioni sindacali di settore hanno firmato un accordo che prevede l’uscita anticipata, usando la legge Fornero, di 6.000 dipendenti e l’assunzione di 3.000 giovani.

Essì, l’Enel con la sovraccapacità che si ritrova manda a casa i vecchi dell’ora/lavoro, ficca dentro solo la metà dei nuovi: Giovani che, quando lavorano, pagano per ridurre il costo di quella sovraccapacità con contratti di lavoro meno onerosi per l’impresa.

I Sindacati, tra il blaterare ed l’imprecare, firmano.

Et voilà la magia: Enel vende energia, quella che serve per fare tutto. Intatta la sovraccapacità che verrà prodotta da quei giovani a cui mancherà il denaro per avere una casa da illuminare, stanze da riscaldare, elettrodomestici da utilizzare. Hip, hip, urrà per questa produttività!

Non pago Poletti aggiunge: “il salario va legato agli obiettivi”, forse per dare conforto al vago contenuto che sta nella “misura dell’apporto dell’opera”.

Gli obiettivi allora, come unità di misura del compenso. Bene! Per chi dispone di capitali l’obiettivo non sta nell’investire, sta nel trarne profitto. Per l’impresa, c’è da scommetterci, sta nel vendere quanto prodotto, più che nel produrlo. Chi lavora obietta: più che lavorare, tocca guadagnare quel che serve per vivere con la possibilità di continuare a farlo.

E la,là, sono bersagli che stanno ad un tiro di schioppo. Si centrano con la crescita; per smaltire il sovrapprodotto più se ne fa, meglio è!

Mentre quelli della de-crescita obiettano gli obiettivi, toccherà assoldare i mercenari della spesa. Massì quelli prodighi e men che mai satolli per fare il lavoro sporco, magari con il potere d’acquisto rifocillato dalla riduzione del prezzo delle merci. Mercenari, appunto, che sanno svuotare i magazzini di ogni sovrappiù per fare tutta la crescita che serve per rendere massimo l’agio economico.

Ridotti i prezzi, così pure la sovraccapacità, aumentata la capacità competitiva, non v’è chi non veda altri prodighi darsi da fare: quelli del capitale ad investire, i produttori a ri-produrre.

Beh, a conti fatti, ai “lavoratori” toccherà fare gli straordinari, ben oltre l’ora/lavoro.

Mauro Artibani

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