Il Festival di Sanremo puntata per puntata

Creato il 12 febbraio 2015 da Symbel


Tutti si esercitano a commentare il Festival di Sanremo, noi di Moschebianche non siamo da meno, anche perché non siamo snob e non siamo di quelli che non lo guardano per poi andarsi a vedere i video su youtube, vero?
Questo post è in continuo aggiornamento, forse.

PRIMA PUNTATA: pregi, difetti e “Albano e Romina”.

Pregi:

  • finalmente un festival nazionalpopolare, senza inserti intellettualoidi, sensi della vita, scandali, polemiche, voglia di salvare il mondo e tuttavia senza scadere nel pecoreccio;
  • ottima ospitata di Tiziano Ferro che, può piacere o meno, ma canta bene ed è molto amato dal pubblico, quindi ci sta;
  • il medico di Emergency. Simpatico, non troppo retorico né patetico, diretto, efficace;
  • Carlo Conti, anche lui può piacere o meno, ma non ti da mai l’impressione di volerti insegnare qualcosa o aprirti gli occhi su chi sa quale argomento profondo.
  • Nek. Canta una canzone al passo coi tempi, con un ottimo arrangiamento moderno. Il testo, beh, pretendere la perfezione sarebbe troppo.

Difetti:

  • Emma Marrone e Arisa inascoltabili, impacciate e nemmeno simpatiche, la fidanzata di Raul Bova è solo un soprammobile;
  • Alessandro Siani non fa ridere, quando si trova in difficoltà sfodera battute vecchie già sentite secoli fa o cita Brunetta, gente obesa o orchestrali calvi. Pessimo.
  • I Boiler funzionano (a volte) a Zelig ma all’Ariston sono totalmente fuori contesto
  • Mauro Coruzzi (Platinette) e Grazia di Michele talmente brutti da poter meritare un premio ad hoc, tipo il premio “CoruzziDiMichele” solo per loro, in lizza: solo loro.


“Albano e Romina”:
il trionfo del nazionalpopolare, Romina è una sorpresa: non canta come non ha mai cantato, ma nella canzone iniziale anche Albano riesce a cantare completamente fuori tempo, nel senso del secolo scorso.

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SECONDA PUNTATA: Pregi, difetti e Conchita Wurst.

Pregi:

  • è facile fare una prima scrematura delle canzoni perché basta distinguere tra chi canta e chi sospira al microfono;
  • Charlize Theron è un bel vedere, non c’è dubbio, dal punto di vista estetico un valore aggiunto, al di là dei gusti;
  • Pino Donaggio, un mito, uno che oltre a “io che non vivo” ha composto colonne sonore di serie tv e di film bellissimi ed è stata citata la colonna sonora di don Matteo, vabbé…

Difetti:

  • Il Festival sancisce, ahimè, la morte dell’intervento comico nel varietà;
  • Gli autoplagi continui di Nina Zilli, lo strazio Masini e il gesticolare da rissa alle Vele di Moreno;
  • Le scarpe senza calze di Biagio Antonacci;
  • La marketta pubblicitaria del film di Amendola, lui simpatico come un conguaglio Abbanoa;
  • Arisa e Emma che non hanno decisamente preso bene le critiche alla prima puntata e rosicano;
  • Le domande “scomode” di Carlo Conti agli ospiti;
  • La necessità di mettere in ogni edizione una canzone idiota, quest’anno anche cantata da idioti;

Conchita Wurst:
con tutta l’apertura mentale possibile e la tolleranza, una donna con la barba è da circo Barnum, il circo dei “freaks”, roba che pensavamo di esserci lasciati alle spalle da molti anni. La canzone non è bella, la voce discreta, ma si sente di meglio (persino al Festival). Senza barba sarebbe un/a signor/a nessuno.

Conchita Wurst acqua e sapone da barba

symbel (redattore)

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