Il Festival Fumetto di Lucerna compie vent’anni e festeggia con un ospite d’eccezione

Creato il 27 aprile 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="197" width="198" alt="Il Festival Fumetto di Lucerna compie vent’anni e festeggia con un ospite d’eccezione >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-28961" />David Boring è stato il primo fumetto che io abbia amato: mi ha aperto orizzonti narrativi ed estetici e si è impresso a fuoco nella mia immaginazione; anche più di Ghost World, anche se con la mia amica del cuore in prima liceo si discuteva su chi di noi due fosse Enid e chi Rebecca. Quindi, lo ammetto, quest’anno la vera spinta per andare al Fumetto Festival di Lucerna era la mostra di Daniel Clowes.

Nel 2011 il Fumetto Festival ha compiuto vent’anni, un anniversario importante per una manifestazione che negli anni ha saputo fornire un’interessantissima vetrina ai fumettisti svizzeri e agli artisti internazionali più originali. Per dieci giorni, da weekend a weekend, la piccola cittadina si riempie di mostre, incontri con gli autori, workshop.

> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="448" width="211" alt="Il Festival Fumetto di Lucerna compie vent’anni e festeggia con un ospite d’eccezione >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-28962" />La mia visita parte dai bellissimi spazi luminosi del Frigorex Areal (ex-fabbrica che, grazie a un’acutissima deduzione, mi sento di dire producesse un tempo frigoriferi), il punto più lontano dal centro della mappa, scelto per la vera star del festival. Trovarsi davanti gli originali di Daniel Clowes – la matita della meravigliosa copertina di David Boring o quella già colorata di Ghost World (divertente scovare le minuscole correzioni, tipo un’efelide sul naso di Enid sbianchettata e spostata di mezzo centimetro) – è un’emozione fortissima (nella mia classifica personale equiparabile solo alla mostra di Charles Burns a Bilbolbul 2009). Da Lloyd Llewellyn a Ice Haven, da Caricature a Wilson le tavole ripercorrono tutta la carriera del mostro sacro di Chicago, in un allestimento minimale che fa risaltare i colori accesi, gli stacchi netti tra bianco e nero e il tratto grottesco e perfetto. L’effetto è dirompente, qualcuno dice da Sindrome di Stendhal e son d’accordo: c’è solo silenzio e, purtroppo per voi, una meraviglia che mi impedisce di fare foto. Credetemi sulla parola: vedere una mostra di Daniel Clowes è commovente.

Sempre al Frigorex, negli spazi immensi fatti di scale, muri di cemento e luce che scende dall’alto, sono ospitate altre tre mostre: l’assurdo pittorico delle tavole di Brecht Vandenbroucke (belga, vincitore del premio Fumetto 2009, pubblicato in Italia nell’ultimo numero di Canicola dedicato al fumetto per bambini), i grandi disegni a carboncino di oggetti e particolari del corpo, fortemente ingranditi e stranianti, del francese Noyau e quella meraviglia che sono i fumetti di Nine Antico. Fondatrice della fanzine Rock this Way, la sua passione per la musica si leggeva, in mostra, nella “carta da parati” composta di schizzi fatti live a band e musicisti come Yo La Tengo, Daniel Johnston, Sonic Youth, Juicy, Panic, Jeffrey Lewis. In tempo per il festival, di Nine Antico è stato pubblicato in tedesco il magnifico volume Coney Island Baby (Edition Moderne, già uscito in originale per L’Association): una biografia delle due icone sexy Betty Page e Linda Lovelace, dove lo stile modernamente retrò di Nine risalta in un bianco e nero fortemente contrastato.

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Atak

In centro, vicinissimo al Fumetto Zentrum (cuore nevralgico del festival, luogo di incontro e dedicaces e casa del panino perfetto: salame, burro e cetriolo sottaceto) altre due mostre che scusate se è poco: nella stessa magnifica palazzina sono accolte le opere di Loustal e Atak. Il francese Loustal quest’anno era l’artista in residenza a Lucerna, impegnato a registrare i paesaggi acquatici della cittadina lacustre, con la sua poetica accuratezza dai toni esotici, già apprezzata nei bellissimi Carnets de Voyage. Ma il mio vero amore è stato per Atak e i suoi dipinti pieni di citazioni pop e artistiche, pieni di Topolini, gatti dell’Underworld di Kaz, personaggi delle fiabe, damoiselles al bagno. Un mondo impastato di ironia, compiutamente narrativo nello spazio di un’unica tavola, colorato, intelligente, esplosivo.

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Loustal

Il Fumetto Festival è un ibrido assoluto. Girando per le strade della città, quest’anno piene di sole e spazzate da un vento pungente, non è raro imbattersi in mostre che tendono più verso il côté dell’arte pittorica o performativa, a dispetto del nome del festival. È il caso per esempio della mostra di quel pazzo completo di Beni Bischof, che lavora molto con collage, video e installazioni d’oggetti quotidiani per illustrare il grottesco della vita odierna. Negli stessi spazi, sottostanti ai binari della ferrovia, le tavole a colori accesi del finlandese Tommi Musturi, fumettista ed editor di riviste di fumetti altamente sperimentali (Kuti, Glömp) e i dipinti iperdettagliati di Laurent Impeduglia, altro esempio di mescolanza riuscita di colori pacioccosi e disegno naïf, citazioni pop e sguardo punk.

C’è ancora tempo per le due mostre alla Kunsthalle, la galleria d’arte moderna di Lucerna: se la mostra di Yves Netzhammer è francamente difficilmente ascrivibile al fumetto (e questa non è più di tanto una critica alle scelte degli organizzatori del festival: trovo comunque interessante l’accostamento di fumettisti puri e artisti visuali di altro tipo), l’artista concettuale Jim Shaw si avvicina almeno all’iconografia del fumetto, citando William Blake e il disegnatore di Superman Wayne Boring, in una serie di disegni che ricreano un’affascinante cosmogonia supereroistica.

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Kati Rickenbach

E se a questo punto il giro delle mostre ufficiali del Fumetto Festival è completato, non bisogna dimenticare che per la città vecchia e nuova di Lucerna sono ogni anno disseminate decine di mostre minori, i Satelliten, dove poter vedere i lavori di fumettisti ancora poco conosciuti. Tra tutti ricordo la mostra di Kati Rickenbach, fumettista svizzera dal tratto fresco, ironico e femminile, che fa venir voglia di recuperare e leggere i suoi fumetti (ha pubblicato su Strapazin e Orang e i suoi libri sono editi da Edition Moderne).

Alla fine, il Fumetto Festival vale la possibile fatica del viaggio: la dimensione della città è quella giusta, il numero di mostre importanti anche (visitabili comunque nel giro di un weekend), il clima di metà aprile può essere clemente (al massimo un po’ di pioggia) e l’atmosfera è piacevole (i fumettisti sono tutti a portata di mano e scambiarci due chiacchiere è, volendo, piuttosto semplice).
Ho come l’impressione che diventerà un appuntamento fisso dei miei aprili futuri.

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