Il fidanzato di mia sorella
di Tom Vaughan
con Pierce Brosnan, Salma Hayek, Jessica Alba
Usa, 2015
genere, commedia, sentimentale
durata, 102'
Era dal 2004 che Pierce Brosnan e Salma Hayek non si
incrociavano su un set cinematografico. Allora l'occasione era stata
fornita da"After the Sunset", commedia con venature
thriller che puntava
dritto agli occhi dello spettatori nella speranza di farlo ingolosire
dalla vista di un sodalizio tanto inedito quanto riuscito per quella
complementarietà fisica e caratteriale che gli attori portavano in dote
propri personaggi. Nonostante l'alchimia tra le due star e la presenza
di un lanciatissimo Bret Ratner in cabina di regia, il film non aveva
funzionato, rispedendo al mittente le possibilità commerciali di un
matrimonio artistico precocemente liquidato. Dopo più di due lustri da
quella prima volta, a rendere giustizia, o per meglio dire, a fornire lo
spunto per il nuovo
rendez vous ci pensa, "La fidanzata di mia
sorella", commedia sentimentale incentrata sulle vicissitudini di un
affascinante professore di letteratura inglese che, dopo anni
d'esistenza gaudente e libertina, rimane coinvolto in un menage a trois
che improvvisamente lo obbliga a barcamenarsi e, in qualche modo, a
dipendere dall'avvenenza di due bellezze latine del calibro di Jessica
Alba, l'allieva che ha sposato e che lo ha reso padre, e appunto, di
Salma Hayek, la di lei sorella, chiamata a raccogliere i resti di un
matrimonio che la ragazza ha deciso di interrompere anzitempo.
Con
un titolo italiano che confonde lo spettatore, alludendo, per motivi
commerciali - relativi al fatto che si tratta comunque di un prodotto
per sole donzelle - a una storia raccontata dal punto di vista
femminile e che invece, come prelude l'originale
How to Make Love Like an Englishman
è il racconto di una redenzione tutta al maschile e del ravvedimento di
un moderno dongiovanni, spaventato dallo scorrere del tempo, "Il
fidanzato di mia sorella" parte discretamente, per il fatto di
ambientare le proprie frivolezze nel decoro austero e magniloquente
dell'università di
Cambridge e nel bon ton d'altri tempi della
capitale inglese. Una piacevolezza destinata però a rientrare quando,
dopo qualche attimo, la vicenda si sposta nel
surplus visivo e
cartolinesco dell'ambiente californiano in cui la storia si trasferisce;
e dalle parti dello scontro culturale, invero appena accennato, tra le
abitudini disinvolte dell'aitante studioso e le convenzioni un pò
bigotte dei cugini americani, riassunto nei passaggi che illustrano le
complicazioni dell'iter procedurale che dovrebbe permettere al
protagonista di ottenere la green card necessaria a farlo rimanere
accanto all'amato pargoletto. A prendere il sopravvento sono allora una
serie di tira e molla sentimentali che, nel desiderio di una vita
borghese e benestante e nella ricomposizione di qualsiasi tipo di
trasgressione, entra in contraddizione con il contenuto delle lezioni di
vita che il professore dispensa a più riprese ai suoi apatici studenti,
chiamati a vivere la vita fino in fondo, mentre il loro mentore, si
impegna con tutte le forze nella realizzazione di una vera e propria
restaurazione esistenziale.
Se poi si aggiunge che l'intreccio,
prevedibile e scontato, è destinato a rimanere in parte sulla carta, per
il fatto di non riuscire a creare lo scarto che renda plausibile le
variabili comportamentali dei vari personaggi (soprattutto quella che
nel finale riguarda il personaggio di Jessica Alba, messa in pò da parte
dagli sviluppi della storia) a farla da padrone rimangono la fotogenia
degli attori e la disinvoltura da loro mostrata nel riuscire a
sopravvivere ad un copione così improbabile. Tra i pregi del film invece
registriamo in ordine d'importanza: la dimostrazione che, in termini
bellezza, riescono a fare meglio le luci di una fotografia indulgente
(come quella utilizzata da David Tattersal in questo film) che il
ricorso al bisturi del chirurgo, come dimostra l'eccellente stato di
"conservazione" sfoggiata dalle due dive ; e poi la possibilità di
sbirciare dal buco della serratura, per ammirare il miracolo
gravitazionale prodotto dal fondo schiena della Hayek, quello si, all'
altezza della situazione.
(
pubblicato su ondacinema.it)