1919 (Nineteen Nineteen), regia di Hugh Brody, Rete Capri (canale 20 dt), ore 22,30.
Il vero gioiello nascosto nei palinsesti di stasera. Un film sconosciuto, rimosso, clandestino, silenziato, credo mai uscito nei cinema italiani. Risultato della collaborazione di due autori che al cinema sono arrivati per vie sghembe e traverse. Il regista, l’inglese Hugh Brody, nasce come antropologo, docente, scrittore, approdando a questo film nel 1985 dopo esperienze come un documentario assai rigoroso sugli Inuit. Lo sceneggiatore è il canadese Michale Ignatieff, nome di gran lustro tra i pensatori e politologi liberali, discendente da un’aristocratica famiglia russa spazzata via dalla rivoluzione, autore di saggi fondamentali sui diritti umani, anche uomo per parecchio tempo prestato alla politica del suo paese. Dalla convergenza di due traiettorie tanto diverse nasce a metà anni Ottanta questo 1919, che racconta la molto fascinosa storia (di fantasia ma non troppo) dei due ultimi pazienti del dottor Freud a Vienna prima del suo esilio londinese e poi americano. Lei, Sophie, ebrea, ha vissuto anche un’altra differenza, quella di essere stata innamorata clandestinamente di un’altra donna. Lui, Alexander, non è mai riuscito a farsi amare da chi amava. Tutti e due sono dei sopravvissuti di quell’Europa di mezzo che non esiste più, spazzata via dalla storia del Novecento. Entrambi appartengono al mondo di ieri, per dirla con Stefan Zweig, entrambi sono esuli dalla propria patria e da se stessi. Si ricotroveranno a Vienna per condividere quella loro lontana espetrienza con il padre della psicanalisi, e sarà un viaggio nel tempo, nella storia, nei grandi fatti e anche nelle tragedie del secolo. Dall’antisemitismo al totalitarismo. Un film di idee in cui i valori strettamente cinematografici sono forse modesti, ma un film che non teme di esibire la propria ambizione a essere, a farsi esperienza culturale: per chi lo ha realizzato, per chi vi assiste da spettatore. Film anomalo, una scheggia impazzita del sistema cinema, e però con dentro il pensiero forte e denso, la profondità e la consapevolezza culturale dei suoi due autori. Con Maria Schell e Paul Scofield, a suo tempo premio Oscar per Un uomo per tutte le stagioni. E c’è anche un molto giovane Colin Firth.