Welcome, Tv2000 (canale 28 dt), ore 21,15.
Simon addestra Bilal, lo prepara alla grande impresa anche se cerca di dissuaderlo, si coinvolge nella sua vita e lo coinvolge nella propria, lo ospita rischiando maldicenze e denunce. Lo fa perché forse vede in lui il figlio che non ha e vorrebbe, per realizzare attraverso di lui qualcosa di grande o solo per naturale generosità, per compassione verso chi è diseredato. Simon è un buono. Un giusto. Sa che non potrà mai risolvere i problemi dell’umanità, ma sa che i problemi di qualcuno può risolverli, e quel qualcuno per lui è Bilal. Senza retorica il regista Philippe Lioret si addentra in questo strano, asimmetrico rapporto tra due che non potrebbero essere più lontani per età e appartenenze culturali, e che invece si incontrano. Descrive con precisione ma senza pedanterie didascaliche la vita di Simon e quella, speculare, fatta di fughe, nascondigli, paura della polizia, prigionie nei centri di permanenza temporanei (questa ipocrita invenzione della nuova Europa) dei clandestini come Bilal. Welcome, film forse troppo onesto e lineare per far impazzire i cinefili, ha comunque immagini che non si dimenticano. Come gli immensi spazi della dogana, illuminati a giorno dalle torri-faro, percorsi da tir che avanzano lenti e smisurati con i loro carichi leciti e no, e poliziotti, cani, armi nascoste e armi esibite. Apocalisse, giorno del giudizio, valle di Giosafat di questa Europa dove ci sono i sommersi e i salvati. E tra i salvati non ci sono i Bilal. Le frontiere sorvegliate e blindate, non-luogo per eccellenza di corpi e anime in transito, sembrano essere diventate un topos del cinema contemporaneo. Mi vengono in mente le scene sui passaggi tra Spagna e la marocchina Tangeri nel bellissimo Loin di André Téchiné, altro memorabile film sullo spaesamento. Certo, Welcome in fondo è De Amicis, è Dagli Appenini alle Ande. Se si sovrappongono alla Propp i due testi i punti di contatto sono evidenti, un ragazzo che attraversa il mondo e sfida ogni pericolo per raggiungere la persona amata, qua la fidanzata, là la madre. Ma va bene così. Non c’è da vergognarsi se ci si appassiona a un film popolare e commovente, semplice e onesto. Che recupera temi antichi come quelli dell’umanità sofferente e delle persone buone che cercano di alleviarne il dolore. Non c’è da vergognarsi se vedendo Welcome a un certo punto si piange.