Guai anche solo a supporre che la cultura, in Italia, sia sostanzialmente in mano alla sinistra: nient’altro che una leggenda metropolitana, suvvia, una fissazione da mentecatti. Poi però scopri per esempio che il nuovo film di Romina Power, da anni assente dalle scene, ha subito una serie molto curiosa di boicottaggi nella fase di realizzazione: fughe dal settore della produzione, dinieghi di finanziamenti già programmati dal Ministero e dalla Regione, accordi curiosamente interrotti con i collezionisti che dovevano fornire armi, automezzi e divise (è tutto ambientato poco dopo la Seconda Guerra Mondiale) nonché la quasi impossibilità di trovare un cantante per la colonna sonora. Proprio una bella sfortuna, non trovate? Una sfortuna che comunque è stata del tutto casuale, ovviamente.
Infatti è un caso che questo sfortunato film – presentato in una conferenza stampa l’altro giorno, causalmente senza far notizia – parli dell’eccidio di Codevigo, il più cruento compiuto a guerra finita e Liberazione avvenuta. Ed è un caso pure che in quell’eccidio abbiano trucidato un gran numero di persone: le stime minime parlano di 136 vittime, secondo il cardiologo Masiero i giustiziati non furono meno di 600 e l’arcidiocesi di Ravenna-Cervia ipotizzò addirittura la cifra di 900 morti. Ed è un caso anche che a commetterlo, quell’eccidio, siano stati partigiani il cui comandante, che ha sempre negato il suo coinvolgimento, aveva un cognome che oggi suona casualmente interessante: Boldrini. E comunque, basta con la storia che la cultura e il cinema, in Italia, siano in mano alla sinistra. Se certi film fanno di tutto per non farteli girare è un caso. Solo un caso.