Oggi vi raccontiamo di una giornata all’insegna della bizzarria e della leggerezza avvenuta qualche domenica fa in Auditorium a Roma, prima alla presentazione (fuori concorso) della nuova fatica dei fratelli Manetti “Song’e Napule” e poi all’incontro tra il pubblico e il regista Alex De La Iglesia che ha portato a Roma il film “Le streghe di Zugarramurdi ”, già follia di mezzanotte al Toronto International Film Festival 2013.
I due registi di casa nostra sono arrivati al Festival con il film “Song’e Napule”. Pellicola ritmata e divertente, versione partenopea dei telefilm di azione d’oltre oceano, poliziesco fresco e caricaturale che strappa sorrisi di continuo, con un cast ricco di caratteristi noti agli assidui fruitori del piccolo schermo che ne escono a testa alta.
Storia di un pianista (Alessandro Roja) con tanto di laurea al conservatorio che diviene prima poliziotto per caso, poi tastierista nella versione locale dei One Direction, i “Lollo Love” (e già il nome è tutto un programma
Tra una ballata che fa impazzire le diciottenni e una sparatoria, tra dolci equivoci e critiche al degrado di una splendida città come quella partenopea, il film scorre veloce, la trama intriga, le risate sono molte come pure gli applausi. I tributi all’epoca d’oro delle serie TV stile “Starsky e Hutch” sono chiari e non disturbano, trasformati in versione tricolore risultano simpatici e aggiungono brio alla pellicola. Per una volta la fiction è voluta ed è pure bene riuscita. In sala nessuno è scontento e molti sono piacevolmente sorpresi, i sottotitoli (in inglese) durante alcune gag in dialetto sono una benedizione e i due registi vincono lo scettro dei più fermati e ringraziati nei corridoi dell’Auditorium.
Adatto a chi cerca leggerezza da weekend in una sala cinematografica, ma non si accontenta di una risata becera. Mix di note sdolcinate, suspense e scorci napoletani nelle corde delle giovani dame, che s’alterna a corse, rincorse ed esplosioni per maschi coraggiosi. Coloro che amano le fiction-TV saranno ripagati della fiducia riposta e i curiosi troveranno pane per i loro denti.
Prevenuti, insoddisfatti cronici, amanti delle lacrime forzate o della lentezza narrativa, cambiate sala. Qui tutto frizza e non si prende troppo sul serio, a dimostrazione che si possa essere professionali anche confezionando un prodotto che farà faville al suo passaggio su piccolo schermo.
Non diverrà una pietra miliare della cinematografia ma il film è promosso senza riserve, e chi ci segue sa che normalmente siamo ipercritici con i prodotti a misura di quello che fu il caro e vecchio tubo catodico