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Il filosofo Hadjadj: «ci si affida al Mercato per distrarsi dal non senso della vita»

Creato il 12 febbraio 2012 da Uccronline

Il filosofo Hadjadj: «ci si affida al Mercato per distrarsi dal non senso della vita»Il filosofo Fabrice Hadjadj riesce sempre a dire cose estremamente interessanti. Neo convertito, è considerato l’astro nascente del cattolicesimo francese ed è valorizzato a livello internazionale, anche al fuori del suo campo. Lo si capisce dall’apprezzamento del celebre matematico Lafforgue, medaglia Fields 2002: «Non ho mai letto o sentito una frase da lui che mi abbia dato la sensazione di essere stato scritta o parlata nel vuoto. Le sue pagine spesso mi stupiscono, mi prendono in contropiede e nonostante questo, nel leggerli, ne riconosco l’esattezza e la verità. Nessuno scrittore contemporaneo di lingua francese mi interessa più di lui»

Il quotidiano “Avvenire” lo ha intervistato in merito alla attuale crisi economica, tematica interessante per un ex marxista ed ex nicciano come lui. Inizia sfatando l’accusa di Marx secondo cui il cristianesimo guardi all’Aldilà trascurando l’Aldiqua, alienando così l’uomo: «L’accusa di Marx (e la cosa è decisamente divertente) in realtà si rivolta contro la Rivoluzione comunista e contro ogni pratica elettoralistica della politica. La Rivoluzione, è noto, diceva all’uomo: “Tu devi soffrire per la costruzione della società futura”. Essa parlava del “sol dell’avvenire” e dunque, visto che pretendeva di far scendere la giustizia sulla terra, alimentava anche una certa speranza dell’Aldilà, dal momento che questa giustizia non era per oggi, ma per il domani». Tuttavia, l’Aldilà per il cristiano, spiega, «non è né per il domani né altrove, ma per il qui e ora: “Il Regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21). Questo significa che il vero Aldilà non è in un’altra epoca o in un altro luogo. Esso è al di là dello spazio e del tempo: riguarda l’eterno, l’immenso, la sorgente zampillante che tocca ogni luogo e ogni istante. Ecco perché il cristiano è presente nel mondo in modo così potente. Egli vuole scegliere il mondo alla sua sorgente. Desidera intensificare la sua presenza respingendo il male che ci rende assenti gli uni agli altri. Il cristiano si sforza, a partire da Colui che dona l’esistenza, di preservare, custodire ed elevare tutto ciò che esiste».

Entrando nel merito della crisi economica, essa non si può separare dalla crisi morale «dal momento che l’economia, ovvero la produzione e la ripartizione della ricchezza, è un’attività dell’uomo e tocca direttamente il suo giudizio etico: essa interroga la persona sull’importanza delle ricchezze materiali nella sua vita sociale». L’uomo secolarizzato, «dal momento che non ha più una speranza nel Cielo, mette la propria speranza nel Mercato: tocca a quest’ultimo offrire tutto quello che potrà di-vertirlo dalla sua angoscia attraverso quei prodotti che si presentano come benefici. Il Mercato è a garanzia di un nuovo al di là: esso non cessa di promettere per domani i prodotti che vi renderanno felici. Voilà: l’i-phone 4, poi 5, poi 6; alè, nuove stagioni di fiction televisive; ancora: l’ultima crema anti-rughe. Gli uomini, pagando, vogliono dimenticare che la vita non ha un senso. E si comportano come se giocassero a un casinò con la speranza di far saltare il banco». Eliminato Dio, l’uomo è in continua ricerca di tanti piccoli diversivi che lo aiutino a sopportare la realtà.

«La verità», conclude il filosofo francese, «è che se la nostra vita non ha un senso, noi finiamo per lavorare come bruti e consumiamo all’inverosimile per dimenticare di tirarci una pallottola in testa. La speranza di diventare un docile schiavo del sistema non è una speranza: questo ottimismo di bassa lega corrisponde alla disperazione più profonda. In verità, ormai da mezzo secolo ci troviamo in una disperazione alla quale non osiamo dare un nome. Ora che questo castello di carte è caduto, ce ne dobbiamo lamentare? L’illusione è finita. Ma per noi ora si apre la possibilità di costruire qualcosa sulla vera roccia».


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