L’allegria, la spensieratezza, il sorriso, l’atmosfera ed i profumi della provincia che trapelano da queste righe spero possano facilmente giungere, in tutta la loro pienezza, ai lettori del blog.
Troverete il racconto “Il gemellaggio” pubblicato in quattro puntate (di seguito la terza).
Buona lettura!
Però, prima di inforcare la sua bicicletta e andare in paese a far compere e guardando il marito fisso negli occhi, replicò: – Hai pensato a cosa regalare al Sindaco del paese gemellato? E alla delegazione? Mica possiamo fare la figura dei poveracci, anche e soprattutto se vengono persone che conosciamo. E al programma delle feste hai pensato? La data è importante. -
E se n’era andata, pedalando veloce fra il colore acceso delle vigne.
Cesco aveva scagliato fra la polvere il suo cappello di paglia, e l’avrebbe anche pestato, se ne avesse avuto un altro.
Boia d’un mondo. Possibile che dovesse pensare a tutto lui?
E va bene, ormai era in ballo… Sarebbe passato alla storia come “Cesco, l’Uomo del Primo Gemellaggio”.
Vedeva già il suo busto, nello scalone del Municipio, con lo sfondo della bandiera dei due Comuni e il piatto di agnolotti ai fagioli.
Doveva andare fino in fondo.
Salì in Municipio e chiese del Segretario Comunale.
- Ho da fare Cesco, devo preparare una relazione per il Sindaco, su alcuni lavori di ristrutturazione dell’asilo. -
- Lascia perdere l’asilo e vieni con me. -
Fece entrare il Segretario Comunale nella Sala del Consiglio e chiuse a chiave la stanza.
- Io e te non ci muoviamo di qui finché non abbiamo definito tutto il gemellaggio, e devi mettere nero su bianco. Chiaro? -
Il pover’uomo non replicò. Conosceva la testardaggine di Minot, inoltre non voleva contraddire “L’uomo del gemellaggio”.
Quel giorno, definirono tutto.
Organizzarono le feste danzanti, che sarebbero state due, una per i giovani e una di ballo liscio per i meno giovani, contattarono le orchestre per le serate e le bande per la sfilata, trovarono chi si sarebbe occupato di imbandierare il paese e organizzarono un grande banchetto, a base di ogni ben di Dio, che si sarebbe svolto sotto i portici, vicino alla piazza.
Invitarono le Pro Loco vicine ed una associazione di artigiani che avrebbero esposto i loro lavori attorno alla Piazza.
A sera, dopo un breve intervallo a mezzogiorno, per un pranzo frugale a base di panini con le acciughe, toma, gorgonzola e un doppio di rosso, seguito da torta di nocciole, grappa e caffè, la Grande Manifestazione era una realtà.
Neppure Franca riuscì a trovare qualche pecca; il marito aveva agito bene.
La moglie non rispose, rigirandosi nel letto.
- E alla delegazione? Cosa darete alla delegazione? – Brontolò a fior di labbra.
L’aspettava al varco. Era preparato, questa volta.
- Ognuno dei rappresentanti del comune avrà un piccolo quadretto, con la figura della nostra Chiesa e del Castello del comune vicino, in foglia d’oro. Omaggio del nostro orefice. -
Franca si soffiò il naso, fece traballare il letto e si voltò su di un fianco, scalciando e tirando il lembo del lenzuolo.
Cesco restò scoperto, ma non accennò a protestare.
Aveva vinto la guerra, poteva anche dormire senza lenzuolo, gli bastava la soddisfazione.
Il gemellaggio si fece e fu un successo.
Adesso, ogni anno, quando l’estate dipinge le colline con i suoi pastelli vivaci, c’è una grande festa, una festa di gente vicina, dove i colori dei costumi si confondono con quelli delle vigne, dei volti e delle lunghe strade polverose.
Il piatto del gemellaggio è diventato famoso, anche in città, dove qualche critico ha azzardato una origine Celtica e ha proposto di accompagnarlo con Sidro fresco.
Qui, nessuno conosce il Sidro, ma tutti sanno benissimo cos’è il Grignolino, la Barbera e il Dolcetto.
E non hanno bisogno d’altro.
Prima che scenda l’autunno, con la sua nebbia e le sue piogge tediose, si può ancora far festa, alzare un bicchiere di rosso verso il disco d’arancio che scende, sfumando la luce.
Prima che scenda l’autunno, si può credere ancora in una nuova giornata di sole.