Il suo valore simbolico si è consolidato nel tempo, tanto che - anche quando la sua composizione demografica è cambiata - tutto l'universo culturale che ruota intorno a questa piazza ha continuato a puntare sui temi dell'integrazione, dell'ibridazione, della convivenza tra culture, sulla sua natura di luogo privilegiato di accoglienza verso chiunque sia percepito come diverso o estraneo al corpo sociale diciamo così "standard".
Non posso non ricordare in questa sede il romanzo Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio di Amara Lakhous (che colpevolmente non ho ancora letto), che è uno dei tanti prodotti della vivacità culturale di questo quartiere.
Ma il prodotto secondo me più straordinario è proprio l'Orchestra di Piazza Vittorio. A chi non ne conosce la storia consiglio la visione del documentario di Agostino Ferrente, intitolato appunto L'orchestra di Piazza Vittorio. Da lì veniamo a sapere che l'idea arriva da Mario Tronco, un componente della Piccola Orchestra Avion Travel, che si mette in testa di creare un'orchestra musicale formata da persone e strumenti musicali provenienti da tutto il mondo. E lo fa andando in giro per il quartiere e per Roma a scovare musicisti che abbiamo voglia di partecipare a questo progetto.
L'avventura della formazione di questa orchestra è affascinante e coinvolgente. Ed è forse anche per questo che ritrovarla a distanza di quasi 10 anni al Teatro Olimpico a Roma con uno spettacolo musicale tutto loro, ispirato nientepopodimeno che a Il flauto magico di W. A. Mozart è a dir poco commovente.
Se non li avete mai sentiti suonare, è difficile spiegarvi cosa vi aspetta. Diciamo che è un po' come andare a sentire Toquinho, i Buena Vista Social Club, Youssou n'Dour, Khaled, Loreena McKennitt, Bob Marley, Jay-z, i Radiodervish, un gruppo di tamburi africani, un gruppo jazz e un concerto di musica da camera per archi e fiati. Sì, però, tutti insieme, in una mescolanza che produce - insieme a sonorità che ci portano in giro nel tempo e nello spazio - qualcosa di completamente nuovo, un insieme armonioso che è qualcosa di più e di diverso rispetto alla somma delle parti.
Il flauto magico è però un passo ulteriore rispetto alla loro attività tradizionale. Qui, infatti, ci troviamo di fronte a un vero e proprio spettacolo in musica, in cui la storia narrata nel celebre lavoro di Mozart e i suoi personaggi, Tamino, Pamina, la regina della notte (una cantante straordinaria!), Sarastro, Monostato e Papageno, sono fedeli all'originale e al contempo del tutto nuovi per dare vita a un racconto multiculturale sorprendente e pieno di idee e invenzioni. Guardate qui e ditemi se non è vero!
Il narratore (il trombettista cubano Omar Lopez Valle) tiene le fila della storia, mentre il palco è ingombro di musicisti e cantanti che utilizzano la loro lingua natia e i loro strumenti musicali come voci della narrazione, mentre sullo sfondo scorrono dei coloratissimi ed evocativi acquerelli.
Il trio d'archi ogni tanto ci ricorda che tutto inizia da Mozart, ma sulle note del grande musicista si innestano poi le sonorità più varie e i più diversi stili di canto. I nostri dimostrano anche delle buone doti da attori. E soprattutto si divertono e fanno divertire suonando e diffondendo intorno a sé un messaggio incoraggiante: "si può fare, perché ci capiamo, anche se parliamo lingue diverse".
Era tanto che non vedevo uscire da un teatro un pubblico così soddisfatto, allegro, canticchiante e quasi danzante.
Sì. Forse si può proprio fare.
Voto: 4,5/5