Accumulò capolavori e soprannomi. Di suo sembrava facesse Robusti, ma era anch’esso un soprannome che stava per Comin, poi sostituito da Tintoretto per via del lavoro del padre tintore di stoffe, rimanendo confidenzialmente “il Furioso” per via del suo modo di dipingere. Per sovrappiù , gli capitò in sorte postuma, come al Bellini, di diventare un ottimo cocktail (1/3 di succo di melograno, 2/3 di prosecco), il Tintoretto, appunto. Sic : – ?
Apprendista presso la bottega di Tiziano, fu subito cacciato perché troppo promettente e, in futuro, sicuro concorrente. Un bell’esempio di prevenzione e difesa di posizione dominante. Tiziano aveva vista lunga e sconfinato amore per ” i schei”. Allora il nostro Robusti Comin Furioso Tintoretto cambiò strategia e arrivò presto a fregiarsi del titolo di maestro in Venezia. Ci arrivò con offerte vantaggiose e sottocosto. Te la regalo purché me la compri. Ossimoro da pubblicitario che più volte, pur di strappare commissioni in una piazza zeppa di concorrenti, chiedeva per pagamento il solo costo dei materiali.
Le sue opere erano un vero affare per i committenti e il suo virtuosismo gli consentiva di spaziare dalla pittura alle collaborazioni con gli artigiani mobilieri. Tant’è. Era nei ritratti che guadagnava. Lui e il figlio Domenico, lui e l’adorata figlia Marietta – una pittrice che era una rarità a Venezia, dove un ritratto eseguito da lei faceva molto Vogue e Vanity Fair. Nei ritratti era fondamentale il tempo di esecuzione, visto che i soggetti non potevano permettersi lunghe sedute di posa in conseguenza di ruoli da ricoprire e affari da seguire a tempo pieno….e in questo campo, con l’aiuto dei figli, il Tintoretto aveva messo in piedi una filiera produttiva di rara efficienza. Praticamente un’industria con tanto di semilavorati a magazzino. Preparava le tele per tempo e per i vestiti dei personaggi si aiutava con dei manichini, poi era capace di completare il ritratto nel giro di un’ora. L’organizzazione sosteneva il suo talento, un talento che si esprimeva con inquadrature e una resa della luce da straordinarie.
Alla fine, nel 1575, a Venezia sbarca la peste e nel giro di un anno si porta via il Tiziano. Tintoretto diviene il primo pittore della Serenissima. A ruota lo segue il Veronese. Andò avanti ancora per una ventina d’anni e a 70 anni suonati stava ancora lavorando a due grandi opere. La morte lo colse nel 1594.
Tintoretto, ritratto di Girolamo Priuli, 1559, Institute of arts Detroit