Il furto della politica

Creato il 11 novembre 2011 da Animabella
Uno dei danni più gravi che il berlusconismo ha provocato nel nostro paese è il furto della politica. La democrazia stuprata, le regole minime della convivenza civile continuamente violate, l’interesse personale che usurpa costantemente quello pubblico (ma anche il legittimo interesse di parte), la sistematica violazione persino delle norme della buona educazione hanno costretto il resto del paese a una strenua difesa repubblicana, costituzionale e democratica che ha necessariamente sacrificato il dibattito politico propriamente detto. Quello nel quale ci si confronta nel merito delle idee e dei progetti per il futuro,  nel quale si dibatte di economia, di scuola, di lavoro, di cultura, di ricchezza e povertà, di eguaglianza e nel quale si propongono ricette diverse per affrontare i problemi (e talvolta si pongono anche problemi diversi). Tutto questo ci è stato negato, così impegnati come eravamo (e come ancora siamo) nell’evitare una pericolosa deriva fuori dalla democrazia e dalla civiltà. 
Una situazione che porta a paradossi politici come quello che stiamo vivendo in questi giorni, con il centro-sinistra ‘costretto’ ad appoggiare un governo che di sinistra avrà ben poco (si distingue Di Pietro, che poi proprio di sinistra non è). Ma le scelte politiche vanno sempre fatte in relazione al momento storico che si sta vivendo e guardando alle conseguenze. E allora la domanda è: c’è forse un’alternativa praticabile? Al voto, per quanto si possano accelerare i tempi, non si potrebbe andare prima di qualche mese: giusto il tempo di far raggiungere allo spread un livello da non ritorno e di far combinare al Caimano qualche altro disastro. E poi si andrebbe al voto con questa legge elettorale, elegantemente definita una porcata. Certo la posta in gioco è molto alta: il rischio è che un governo Monti faccia, con serietà, quelle manovre lacrime e sangue che il governo Berlusconi non è risucito, per mancanza di serietà, a fare e che a pagare il prezzo politico di queste scelte impopolari sia anche il centro-sinistra. Per questo è indispensabile che il governo Monti venga sostenuto quantomento dai due pricipali partiti italiani, Pd e Pdl, in modo tale che nessuno possa cavalcare demagogicamente le misure anticrisi alla prossima campagna elettorale. Misure che, paraltro, non è detto che debbano essere per forza da macelleria sociale. Sull’ultimo numero di MicroMega, per esempio, di ricette, concrete e fattibili, per affrontare la crisi e allo stesso tempo promuovere l’equità ce ne sono parecchie. Lo stesso Monti si è più volte espresso a favore di una patrimoniale – che ormai non è più tabù per nessuno – e ha sottolineato come il nodo centrale per affrontare la crisi sia la crescita. Se riuscisse nel miracolo di rimettere in moto il paese, possibilmente puntando su uno sviluppo sostenibile e una più equa distribuzione della ricchezza, ne avremmo tutti da guadagnare. Nella speranza di poterci nel frattempo riappropriare della politica.

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