Fury #01 di G. Ennis e G. Parlov
La nuova miniserie di Ennis, disegnata dal bravo Goran Parlov, non è un susseguirsi di colpi di scena come quella in cui si narravano le discutibili gesta del cattivissimo mercenario di colore che ha ridotto in fin di vita anche il glaciale Punitore.
Ennis predilige la fantapolitica e confeziona la sua sceneggiatura curando più i personaggi ed i dialoghi che erano dietro le quinte, della guerra fredda, combattuta da americani e comunisti dagli anni '50 in poi, il Fury Max di queste pagine è un uomo già vecchio che anela a ritornare in prima linea il più presto possibile, incapace di vivere in tempi di pace, un B.J Willard made in Marvel, capace di scendere a patti anche con un mercenario nazista pur di vincere una battaglia. Un disadattato identico al protagonista di Peacemaker, già visto in Italia disegnato da Robertson.
La trama ha tutto e no ha niente, nel senso che è ripiena, come un tacchino nel giorno del ringraziamento, con tutti gli stereotipi che vi potreste aspettare in un romanzo barra film barra fumetto di guerra del genere guerriglia barra spionistico...
L'impetterito soldato a servizio della patria, giurato alla lotta eterna contro il male (i comunisti in questo caso), il politico arrivista, la spalla idealista, e la bella con la quale non si può fare sul serio, perchè il dovere viene prima di tutto, però visto che si parla di Ennis, la botta selvaggia, ogni tot pagine le va data, e non lesiniamo sulle parolacce da quattro pareti, tanto siamo sotto etichetta MAX.
In conclusione un volume evitabilissimo, e consigliato solo ai feticisti dell'irlandese o del croato.