I figli in questione stanno tutto il giorno a mandare sms e fanno pisolini tra un trasferimento e l’altro; arrivano alle mie sedute con faccia stavolta, occhiaie e torcicollo.
Rimango sempre stupita da quanto questi figlioli siano educati e pazienti: mi salutano, si informano su come sto, sbirciano l’orologio, si mettono comodi e mi sorridono benevoli. Hanno più impegni di un ministro, e sognano segretamente una SPA dove andarsi a riposare.Non avrei mai pensato di ritrovarmi a chiedere a bambini di nove anni “Ti piacerebbe fare yoga?” e di sentirli rispondere rianimati da improvviso interesse: “Rilassa?”Non mi pare il caso di fare della psicologia, a questo punto, se non quella del buonsenso. Penso che non sia tanto la scelta dell’attività che compete al genitore, quanto soprattutto la scelta del Maestro: qualcuno che sappia accendere l’iinteresse dell’allievo per ciò che insegna, qualunque cosa insegni.
Spedire i ragazzi a fare un corso eventualmente alla moda purché facciano qualcosa, almeno fino alle cinque, non può essere inteso dai figli come una ghiotta opportunità, perché di fatto è un dovere.
Non sanno cosa scegliere perché sono troppo giovani per sentirsi assolutamente attratti da qualcosa e sono anche troppo confusi, tra aspettative altrui, mode, miti.
Se a casa non c’è nessuno che abbia talento per la pittura e loro passano il tempo a disegnare, forse non sono inaspettatamente dei nuovi Picasso, magari lo fa la loro compagna di scuola, quella che ammirano di più. E’ normale. Non preoccuparti di quanto studiare violino ti ha o ti avrebbe formato il carattere, genitore. Per i tuoi figli cerca attentamente chi gli insegni la passione. Dai loro l’opportunità che forse davvero è mancata anche a te: quella dell’ispirazione.
©Loredana de Michelis
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