La biblioteca si trova al terzo piano di una torre circolare che si eleva su un angolo della nobile casa dei Montaigne, nel Périgord. Da queste finestre vede il giardino, la corte, le vigne e quasi tutti gli altri luoghi chiave di questa bellissima dimora, che si trova sopra una collina poco a nord della Borgogna, a una cinquantina di chilometri da Bordeaux.
L’iscrizione che Montaigne cancella è un verso di Lucrezio, poeta latino della ragione, che recita: Nec nova vivendo procuditur ulla voluptas (Né col continuare a vivere si produce alcun nuovo piacere). E’ un’opinione che qualche anno prima Montaigne, dopo essersi dimesso dalla carica di magistrato ed essersi ritirato nella dimora di famiglia, aveva seguito, accettato, sostenuto. Montaigne voleva starsene ben nascosto e avviarsi alla morte libero da pesi, doveri, oneri, incombenze.
Al momento del ritiro dalla vita pubblica la morte era al primo posto fra i suoi pensieri, tanto era influenzato da gravi lutti e soprattutto dalla scomparsa del padre. Filosofare è imparare a morire, scrive nel titolo di uno dei suoi primi saggi.
Tuttavia, man mano che scrive, Montaigne volta le spalle al pessimismo e abbraccia una nuova filosofia, in base a cui è «il vivere felicemente, non il morire felicemente, che fa la felicità umana».
Comincia allora a sottrarsi alla disperazione e a toccare con mano la semplicità dell’esistenza. I suoi saggi allora diventano, da semplici svaghi, un modo per rivedere, riavvolgere e rivivere la vita mentre ancora la sta vivendo…
Per questo gli scritti di Montaigne pullulano di vita, di energia, di intensità, di efficacia…
La figura di Michel de Montaigne non ha mai smesso di affascinare generazioni di lettori e diviene oggi più attuale e moderno (e accessibile) che in ogni altro tempo. Lo si può scoprire leggendo questo libro scritto da Saul Frampton edito da Guanda. Un libro scritto in modo appassionato, divertente e profondo.
Il gatto di Montaigne è un’esplorazione creativa su uno dei pensatori più innovativi e piacevoli del Rinascimento.
Dotta, ma non pedante, è un’opera da assaporare nel tempo.
Saul Frampton, che è stato ricercatore a Cambridge, sottolinea l’umanità di Montaigne, i suoi aspetti quotidiani, apparentemente banali, che col passare del tempo aiutano a capire che quelle banalità costituiscono quello che di più bello esiste.
Twitter:@marcoliber
Saul Frampton
Il gatto di Montaigne
(traduzione di Elisa Banfi)
Guanda
2012