Il gatto: la strega ed il gatto

Da Marta Saponaro
Innanzitutto propongo on line la lettura del racconto di Edgar Allan Poe "Il gatto nero" è un racconto tratto dalla raccolta di racconti del terrore.

Oramai è noto il fatto che il gatto, sopratutto quello nero, era considerato un alleato potente delle streghe. Questa credenza giunse in Europa intorno al X secolo. Il suddetto felino venne guardato male per vari motivi: lo sguardo fosforescente, il passo felpato, l'improvviso mutamento dell'umore. Oltre ad essere un alleato delle streghe a volte è stato considerato l'incarnazione del demonio e veniva usato dalle streghe  per i loro sortilegi. Purtroppo durante il medioevo questo animale finì col subire la sorte delle streghe. Per esempio a Parigi la notte di San Giovanni in presenza del re si teneva il rogo dei gatti. C'erano varie credenze in quest'epoca ad esempio si pensava che se si uccideva un gatto nero su un campo appena arato si otteneva un buon raccolto oppure seppellire dei gatti vivi nelle fondamenta di una casa rendeva le mura solide (si dice che la torre di Londra è stata costruita così) oppure che erano causa di malattie e pestilenze. Donald Engels, professore all'Università del Kansas, ha scritto nella sua "Storia del gatto" che questo animale ha difeso la civiltà umana per un lungo periodo proprio perché cacciatore di topi. Purtroppo nel medioevo, subendo uno sterminio, sembra decine di migliaia di esemplari, le difese contro i ratti vennero meno e questo fu uno dei motivi del dilagare delle epidemie di peste bubbonica che costò la vita a, circa, venti milioni di persone. Il fatto che il gatto nero porti sfortuna, purtroppo ancora oggi molti credono in questo, trova le sue radici, così sembra, nel periodo in cui come mezzo di locomozione si usava la carrozza e le strade erano quasi se non totalmente buie. Capitava che un gatto attraversasse di colpo la strada e poiché non veniva visto, finiva sotto le ruote della carrozza. Ciò provocava un incidente in quanto i cavalli si spaventavano e si imbizzarrivano. Un'altra matrice è che quando c'era la pirateria turca e le navi arrivavano ad un porto di una città i marinai sbarcavano portandosi dietro un gatto nero, perché meno visibile,  e quindi si iniziò ad associare la presenza di questi mici con l'arrivo dei pirati e quindi della sventura. Il primo documento ecclesiastico ufficiale che indica il gatto come l'incarnazione del maligno è del 1233 per opera di Gregorio IX. Nella bolla Vox in Roma, il papa avvallava lo sterminio dei gatti e dei loro padroni. Nel 1400 Papa Innocenzo VIII scomunica i gatti e nella sua bolla papale, "Summis desiderantes", decretò misure severissime contro maghi e streghe. I principi di questa bolla sono racchiusi nel famoso Malleus Maleficarum, o martello delle streghe, pubblicato la prima volta nel 1486. C'era scritto, per esempio, che se una persona si occupava di uno o più gatti era dedita al maligno e se c'era anche la presenza di scope il rogo era certo. Il gatto venne considerato un animale sinistro perché di notte è molto difficile da vedere: spiccavano solo gli occhi che brillavano. In quei tempi non si sapeva che gli occhi felini riflettono la luce per la struttura cristallina situata dietro la retina. Inoltre questo animale è molto sensibile ed è in grado di percepire i cambiamenti di umidità nell'aria e perciò è capace di prevedere i cambiamenti del tempo e lo comunica strofinandosi dietro le orecchie. Questa abilità anziché diventare un aiuto per i contadini divenne una caratteristica demoniaca. Purtroppo Satana era anche detto principe dell'aria. Altro fattore che contribuì alla maldicenza è derivato dal pelo. Questo assorbe molta energia ed emana una notevole carica elettrostatica, soprattutto il pelo nero, e viene rizzato quando il micio è spaventato,  per gonfiarsi e sembrare più grosso. Contemporaneamente l'animale inizia a soffiare ed emanare sibili. Questo comportamento venne considerato tipicamente malefico e pauroso.
Infine il periodo medioevale è connotato dall'odio e le battaglie contro il mondo arabo e, fatalità , nell'Islam oltre a essere molto puliti, infatti i musulmani praticavano varie abluzioni, il gatto era un animale molto amato per la sua intelligenza. Giustamente il mondo cattolico trovò il comportamento del nemico sbagliato e quindi assunse atteggiamenti e credenze opposte.
Bisogna aspettare l'illuminismo per mettere fine a tutto questo. Anzi si capì che molte malattie furono causate non dalla presenza dei gatti ma, al contrario, dal loro sterminio.
Pian piano il gatto riprese il suo ruolo di animale domestico vezzeggiato ed amato. Purtroppo visse un altro periodo negativo durante le guerre. E' risaputo che molti gatti finirono nei piatti di più famiglie perché scarseggiavano molte fonti alimentari.
Cronologia.it

La fame era tanta, in giro non si trovava nulla da mangiare, quindi che male c'era - si chiesero in molti - mangiarsi qualche gatto a mo' di coniglio? ...

Ma la questione a un certo punto era stata considerata preoccupante. Non si vedevano più gatti in giro, e i topi senza il loro atavico "killer" prosperavano, s'ingrassavano, erano diventati gli indisturbati padroni di case, magazzini, negozi. Un flagello.

Intervenne il Ministero dell'Interno. Non solo su Vicenza ma su tutta Italia.

Il 3 marzo 1943 emanò un Decreto prefettizio ... Quello inviato a Vicenza, lo riproponiamo nella sua interezza:
"Il prefetto di Vicenza vista la nota del Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza, del 15 febbraio u.s. n. 15320/10089, con cui si segnala una crescente distruzione di gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli; ritenuto necessario e urgente eliminare il grave inconveniente prodotto dalla rarefazione dei gatti, a cui consegue un aumento dei topi, oltre che apportare gravi malattie, recano danno alle derrate alimentari, specie quelle depositate negli ammassi; visto l'art. 19 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale approvato con il R.D. 3 marzo 1934 n. 383; decreta: E' vietata la uccisione dei gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli. I contravventori incorreranno nelle penalità comminate dall'art. 650 del Codice Penale. O podestà e Commissari Prefettizi della Provincia, gli agenti della Forza Pubblica, l'Arma dei CC. e gli agenti della Polizia Giudiziaria sono incaricati della esecuzione del presente decreto e di vigilarne l'osservanza.
   Il prefetto Neonis Dinale"

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