Caro Fulvio,
aiutami a capire perchè in tutte le letture fatte sulla famosissima fotografia di Henri Cartier-Bresson "Derrière la gare de Saint-Lazare" non si fa nessun cenno alle condizioni in cui fu eseguita la foto e cioè al fatto che si tratta di un'immagine ottenuta per caso, infilando l'obiettivo in un buco stretto di una staccionata. Non mi riferisco alla nota sul fatto che sia l'unica fotografia tagliata in camera oscura perchè si vede il bordo del legno.
Eppure su questa fotografia vengono scritte mirabolanti analisi sulla composizione e sui rimandi, sull'attimo decisivo. Anche su questa immagine hanno costruito il mito di Bresson e del momento decisivo. L'autore, nell'intervista, fa anche di più, indica una fotografia presa penso al funerale di Ghandi, fatta scattare da un ragazzo che era salito su un palo. Bresson divertito dice che ha dato la sua Leica a quel ragazzo pregandolo di fare uno scatto. Quando vedo, vediamo una fotografia che ci piace, facciamo i complimenti all'autore, quindi implicitamente riconosciamo un merito all'autore. Quanto è importante l'autore nella comprensione di un'immagine?
Il sapere le modalità con cui è stata fatta "Derrière la gare de Saint-Lazare" non me la fa apprezzare di meno o mi impedisce di leggerla. Ma il saperlo è un elemento in più della lettura. In questo caso ad esempio prevale il gesto fotografico, più che il risultato ottenuto. Ho come la sensazione che si taccia la particolarità di questa fotografia, perché si presume che potrebbe far cadere i castelli di parole che abili critici (abili con le parole) ci costruiscono sopra. Insomma immagina un autorevole critico che spiega ad una platea con un ricco vocabolario tecnico e colto la Gioconda, e poi all'improvviso salta fuori uno che dimostra scientificamente che l'autore era il garzone di Leonardo. I meriti interni del dipinto non cambiano sicuramente, ma, mi chiedo, il critico avrebbe la prontezza di dire che è un dato irrilevante? E chi lo ascolta lo riterrebbe tale?