Il “giallo” di Fkih Ben Salah. Cip e Ciop volevano far nascere Ruby nel 1990

Creato il 11 marzo 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La storia che stiamo per raccontare si svolge a qualche centinaio di chilometri dall’Italia, in un piccolo e sconosciuto paese del Marocco che si chiama Fkih Ben Salah. Se il primo novembre del 1992 non avesse dato i natali a Karima El Marough, nessuno ne avrebbe mai saputo l’esistenza, ma essere stato il luogo di nascita della ragazza attualmente più chiacchierata del pianeta, ha avuto la sua parte. Il 7 febbraio scorso, dopo un viaggio da incubo ma con le idee chiare sul da farsi, arrivano, con sulle spalle chilometri nel deserto a dorso di cammello, due italiani e un traduttore marocchino. Sono sporchi di sabbia, assetati, hanno la barba incolta, gli occhiali neri, l’auricolare in un orecchio, il cappello alla Jake ed Elwood Blues e una misteriosa valigetta ventiquattrore  di cuoio nero. Incuranti del loro aspetto, anche perché a Fkih Ben Salah non esiste né un albergo né un centro diurno, si gettano, dimostrando di avere una grande padronanza del passo del ghepardo, alla ricerca dell’ufficiale d’anagrafe del villaggio. Contando una cinquantina di abitanti compresi i cammelli, le capre, le lucertole, gli scorpioni e qualche serpente a sonagli, i due anonimi cittadini italiani lo rintracciano in un batter d’occhio restando di sasso quando scoprono che l’ufficiale in realtà è “una” ufficiale. Facendo i cascamorti come i pappagalli romani durante la dolce vita, i due personaggi, che per brevità chiameremo Cip e Ciop, dopo aver offerto un bicchiere di carcadè alla signora e aver fatto battute sconce sulle dimensioni del di lei culo, la convincono ad entrare nella casamatta che funge da ufficio dove gli abitanti del posto vanno a registrare le nascite dei figli, dei cammelli e delle capre dando loro un nome e un cognome, il loro. Cip e Ciop notano immediatamente che nell’ufficio non c’è neppure l’ombra di un computer ma solo una specie di leggio sul quale è aperto un librone foderato di pelle di coccodrillo: è il registro delle nascite scritto rigorosamente a penna e con un inchiostro talmente nero da risultare indelebile. Pregano la signora, ormai inebriata dal carcadè, di mostrar loro la pagina dell’anno 1992 e, scorrendola velocemente, arrivano fino al primo novembre giorno in cui a Fkih Ben Salah risulta essere nato un solo bambino o, per essere precisi, una bambina alla quale il padre ha imposto il nome di Karima. “Bingo”, si dicono Cip e Ciop mentre il traduttore marocchino controlla la sua cartella per vedere se è uscito il 69. È a quel punto che inizia la fase di circonvenzione della ufficiale d’anagrafe che, all’improvviso, sembra essersi ripresa dal carcadè e ha iniziato a pretendere un bicchiere di Jack Daniels con ghiaccio. In poche parole, i due agenti del CB (controspionaggio berlusconiano), vorrebbero che la signora cambiasse l’anno di nascita di Karima, 1990 invece che 1992. Due anni sono sufficienti per parare il culo al presidente del consiglio e togliergli quella ignominiosa accusa di sfruttamento della prostituzione minorile che gli sta rovinando il sonno. Ma la signora non ci sta. Sfoglia il libro e mostra a Cip e Ciop che anche volendo tutte le righe sono state occupate dalle nascite avvenute il primo novembre 1990, giorno in cui la capra Fatima ha dato alla luce 19 capretti tutti registrati con tanto di nome e cognome. Abituati agli ufficiali d’anagrafe italiani, ai quali basta allungare 5 euro per farsi certificare tutto e il suo contrario, i due del CB prima provano con le minacce, poi con le lusinghe e infine con la corruzione. Alladin, il traduttore marocchino che non conosce una sola parola d’italiano se non bunga, apre a quel punto la valigetta e agli occhi della ufficiale appaiono tanti bei dollaroni nuovi di zecca e fruscianti come la seta. La signora ha un sussulto, pensa a quanti carcadè potrà bere e a quante bottiglie di Jack Daniels tracannare senza rotture di palle né dovendo fare i conti con i circa tre euro di stipendio mensili. Continua a fissare la valigetta e poi torna con lo sguardo sul registro delle nascite e a quel punto, con una pausa degna della migliore Francesca Bertini, dice “No. È una truffa e io donna onesta sogno”. Cip e Ciop si guardano sbalorditi e si rendono conto in quel momento che in Marocco il metodo della corruzione non funziona. Nel frattempo, due vecchietti e tre serpenti a sonagli, incuriositi di quanto stava accadendo nella casamatta, fanno il loro ingresso con fare minaccioso proprio mentre Cip e Ciop prendono la via di fuga e, salendo velocemente sul cammello, spolverano con la loro andatura il deserto intorno. Della notizia viene a conoscenza Il Fatto Quotidiano che pensa di mandare due giornalisti a verificare l’accaduto e che appurano che tutto si è svolto esattamente come gli era stato raccontato. La conferma definitiva gliela fornisce proprio la funzionaria dell’anagrafe che dichiara: “Temevo di passare qualche guaio. Ma mi hanno offerto una somma importante”. Questo è quanto si racconta. Vero? Falso? Propendiamo decisamente per la prima ipotesi nonostante le querele di Ghedini.

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