Il giallo di Sant'Antioco: una storia di violenza e di mostri

Creato il 15 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

di Alessandro Ambrosini

E’ un giallo la tragedia familiare che si è palesata oggi. Due le vittime di un fatto che ancora non trova spiegazioni e colpevoli certi. 

E’ a Sant’Antioco (Sulcis) che è stato ritrovato morto il corpo di un bambino di due anni e mezzo, Mirko.  

Insieme a lui la madre, Daniela Sulas di 22 anni, sporca di sangue e in evidente stato di choc, trasportata  subito all’ospedale Sirai di Carbonia dove è ricoverata. Secondo le prime dichiarazioni della donna è stata aggredita dal suo convivente: Igor Garau di 30 anni, scultore . Non era il padre del bambino. Lo stesso è stato ritrovato più tardi, quando i carabinieri hanno iniziato a battere la zona per cercarlo. E’ stato un pastore a vederlo, si era impiccato a 500 metri dalla via in cui abitavano, in località “Su Pranu”.

La ricostruzione dei fatti è ancora in corso. Da quello che i carabinieri hanno ascoltato la Sulas è stata aggredita dal convivente nella mattinata di oggi, in Via Calasetta 104. Si era appena svegliata la donna, quando,non vedendo il figlio ha chiesto a Garau dov’era.

 La sua risposta  “in cucina” non lasciava presagire niente di anormale e alzatasi e diretta verso la stanza è stata aggredita a martellate dal suo compagno-scultore. Non è risultato chiaro il perché di questa aggressione a martellate e neanche se il bambino sia stato ucciso dallo stesso. 

E’ compito del medico legale ora capire come sia morto il piccolo Mirko, anche se non sono stati trovati segni di violenza evidenti, cosa che infittisce di mistero tutta la vicenda. Perché una simile aggressione da parte di Garau, cosa ha spinto a prendere a martellate la compagna? 

Daniela Sulas si era separata da poco con  il padre naturale di Mirko e con il trentenne sembrava una convivenza felice. Almeno è quello che dicono gli abitanti del paese.  

Tragedie di questo genere, dentro le mura domestiche, se ne consumano quasi giornalmente in Italia. 

Molte volte si cercano i mostri lontano dalle nostre case, quasi a voler esorcizzare il fatto che possa succedere a chi ci è vicino. Ma la realtà è ben diversa, i mostri sono vicini a noi sempre e molte volte non ce ne accorgiamo. 

Nell’affanno dei giorni che viviamo, il nostro vicino, un nostro parente , l’amico o l’amica, possono essere vittime silenziose, fino ad arrivare alle estreme conseguenze. 

Non abbassiamo lo sguardo, non tappiamoci le orecchie. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere il mostro, perché domani non ci siano ancora bare su cui piangere e parole stupefatte.

Civiltà è anche avere il coraggio di parlare.

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