Due autori di grande successo commerciale che stanno sfornando romanzi uno dopo l’altro e si stanno creando un pubblico affezionato: Camilla Läckberg e Wulf Dorn. Entrambi hanno deciso di dedicare un romanzo al complesso, multisfaccettato argomento della follia umana: per la Läckberg si tratta de La Sirena (Sjöjungfrun , 2008), mentre per Dorn l'opera in questione è La psichiatra (Trigger, 2009).
Di recente mi sono capitati fra le mani entrambi: gradevoli, scorrevoli, con personaggi ben costruiti, descrizioni a effetto e un meccanismo narrativo che aggancia il lettore e lo seduce, nel suo desiderio di sapere a quale punto di disperazione lo porterà la tragedia costruita, per lui, dall’autore.
Per entrambi, la vita viene sconvolta da una presenza minacciosa, inquietante e inafferrabile che si dipana nella scrittura, nello scorrere della storia. La concatenazione degli eventi porta, poi, alla manifestazione di un passato che torna a chiedere il conto e si porta via, drammaticamente, i due protagonisti.
Questi i fatti letterari, in sé. Mi ha fatto molto riflettere questa deriva psicologica, visibile in entrambe le narrazioni, sul tema della psicosi come manifestarsi, nel tempo, di personalità multiple. Il trauma originario, legato all’infanzia, a fatti terribili che segnano l’esistenza della persone; la rimozione di un passato doloroso; il riemergere del dolore, in forme allucinate e incredibili.
Lo scenario è quasi sempre quello familiare. Genitori devastati da dipendenze, inadeguatezza o dal proprio terribile passato; servizi sociali incapaci di aiutare o comunque evitare il peggio; persone costrette a inventarsi un’identità altra, per sopravvivere al dolore subito. La famiglia è sempre più spesso un luogo di orrore e di sofferenza, come questo filone narrativo di successo lo testimonia; invece che fonte di sicurezza e conforto il nucleo familiare diventa qualcosa da cui scappare ma anche qualcosa con cui, sarà inevitabile, prima o poi, fare i conti.
Capisco che, dal punto di vista dello scrittore, cavalcare le logiche della devianza mentale possa essere assolutamente entusiasmante; uno stimolo creativo unico e, oltretutto, un modo per rappresentare una società sempre più caratterizzata dalla psicosi e dall’incapacità patologica di gestire il dolore, con tutto quello che ne consegue.
Pur tuttavia, devo dire, non apprezzo molto questa nuova tendenza a produrre libri quasi esclusivamente incentrati su queste tematiche, sfruttando la morbosità che certi argomenti inevitabilmente producono. Mi piacerebbe una scrittura più onesta, che guardasse un po’ meno ai guadagni e un po’ più a quella straordinaria, semplice, quasi scomparsa facoltà dello scrittore di inventare una storia, renderla credibile, scriverla nel modo migliore possibile e raccontarcela, senza tirare in ballo improbabili personalità multiple o raptus improvvisi, senza voler, necessariamente, pescare nel torbido di una natura umana che, lo sappiamo, è già torbida di suo. Con un po’ di rispetto per il lettore che, di fronte a certe invenzioni narrative, comprensive di uccisioni inconsapevoli e disgrazie emerse dal nulla, inevitabilmente, si chiede... Possibile?
I libri:
La Sirena di Camilla Läckberg - Marsilio, Le farfalle - 446 pagine
La Psichiatra di Wulf Dorn - Corbaccio - 398 pagine