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Il Giappone e il Sud-Est asiatico: i tre pilastri di una nuova relazione strategica

Creato il 02 settembre 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il Giappone e il Sud-Est asiatico: i tre pilastri di una nuova relazione strategica

Il mantenimento di un equilibrio nei due mari importanti per le vie marittime di comunicazione giapponesi ̶ il Mar Cinese Meridionale e il Mar Cinese Orientale ̶ è diventato il nuovo ordine del giorno della politica giapponese nel Sud-Est asiatico. Il Giappone nutre dei significativi interessi commerciali nel Mar Cinese Meridionale, oltre ad essere interessato al modo in cui si stabilizzeranno le regole e i meccanismi per la sicurezza marittima. Tuttavia, l’attuale situazione di stallo nel Mar Cinese Meridionale sembra convergere verso i seguenti tre aspetti che rendono poco realizzabili le premesse sulla gestione dello status-quo fra Cina e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN).

Primo, il divario di capacità marittime fra Cina e ASEAN sta aumentando sempre di più. Il rapido approvvigionamento cinese di navi pattuglia, imbarcazioni di sorveglianza e aeroplani, sottomarini e aerei da caccia di nuova generazione è dovuto al consolidamento della sua superiorità marittima e aerea rispetto ai vicini del Sud-Est asiatico. Secondo, gli sforzi continui per creare un ordine marittimo nel Mar Cinese Meridionale basato su regole precise e guidato dall’ASEAN non hanno ottenuto un grande successo. Le trattative sull’istituzione di un Codice di Condotta (COC) giuridicamente vincolante nel Mar Cinese Meridionale si sono rivelate fallimentari, poiché la Cina non ha mostrato un atteggiamento conciliante nelle discussioni multilaterali. Terzo, sebbene l’ASEAN riconosca l’importanza del programma “pivot” degli Stati Uniti e del loro impegno in Asia, la maggioranza dei membri dell’organizzazione asiatica si mostra riluttante a definire il ruolo dell’America come potenza esterna che funge da ago della bilancia nei difficili e profondi rapporti di interdipendenza economica fra l’ASEAN e la Cina.

Rafforzare la solidità dell’ASEAN

Facendo i conti con queste difficili condizioni, l’ASEAN ha bisogno di creare un equilibrio di potere favorevole che richieda allo stesso tempo una propria capacità di resistenza. Dal punto di vista del Giappone, la forza e la solidità dell’ASEAN contro la pressione della crescente potenza marittima cinese costituiscono degli importanti capisaldi per fermare la strisciante espansione della Cina nelle acque territoriali contese. Questa resistenza potrebbe anche mantenere uno status-quo in grado di creare condizioni migliori per le trattative diplomatiche dell’ASEAN nei confronti di Beijing.

Così, il contributo al consolidamento di una forza marittima dell’ASEAN è diventato una priorità politica fondamentale del governo giapponese. In primo luogo, il Giappone si sta impegnando attivamente a partecipare a esercitazioni militari congiunte nel Sud- Est asiatico. Infatti, negli ultimi anni, il Giappone ha migliorato la sua immagine partecipando a numerose esercitazioni congiunte, fornendo assistenza umanitaria e aiuti in seguito a catastrofi e promuovendo operazioni di evacuazione di civili. Dal 2005, le forze di autodifesa giapponesi (JSDF) hanno partecipato alle esercitazioni congiunte Cobra Gold tra Stati Uniti e Tailandia e a marzo/aprile del 2012, per la prima volta, si sono unite alle serie Balikatan tra Stati Uniti e Filippine. Nel luglio 2011, il Giappone ha condotto la sua prima esercitazione della Marina Militare con gli Stati Uniti e l’Australia nel Mar Cinese Meridionale al largo delle coste del Brunei. Il Giappone, inoltre, ha partecipato attivamente alla Pacific Partnership, una missione di assistenza civica e umanitaria nel Sud-Est asiatico.

Grazie alle numerose partecipazioni alle esercitazioni militare congiunte multilaterali, il Giappone sta espandendo in modo significativo la rete di cooperazione di sicurezza e comunicazione con gli altri Stati. A partire dal bilancio del 2012, il Ministero della Difesa lancerà un programma di assistenza per incrementare la capacità di sicurezza dei paesi dell’ASEAN in alcuni campi come l’assistenza umanitaria, soccorsi in casi di calamità e operazioni contro la pirateria. Sebbene il bilancio attuale sia piuttosto limitato, è previsto un aumento in futuro.

In secondo luogo, il Giappone ha sostenuto ulteriormente lo sviluppo delle competenze legate alla sicurezza dell’ASEAN, promuovendo l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS). Durante il Vertice Giappone/ASEAN nel novembre 2011, l’allora Primo Ministro Yoshihiko Noda ha promesso 25 miliardi di dollari per incoraggiare i progetti di punta volti a potenziare la cooperazione con l’ASEAN. Al summit Giappone – Mekong avvenuto nell’aprile del 2012, il Giappone si è impegnato a stanziare 7.4 miliardi di dollari di aiuti nei prossimi tre anni per promuovere i progetti di infrastrutture in cinque Stati del Mekong. Gli aspetti delle infrastrutture critiche dell’ASEAN come gli aeroporti, le strade, i porti, le centrali di produzione e rifornimento di energia, lo sviluppo di software sono importanti ̶ e spesso compatibili ̶ elementi dei settori della sicurezza. Il Ministro degli Esteri Koichiro Gemba ha promosso “l’uso strategico dell’APS” per cercare l’interconnessione fra gli aiuti del Giappone e la sicurezza regionale. Se gli aiuti finanziari giapponesi da un punto di vista strategico sono orientati a mantenere questa politica, ciò può rivelarsi un importante strumento dell’ASEAN per sviluppare le sue infrastrutture di sicurezza.

Questa capacità potrebbe sostenere un’efficace presenza degli Stati Uniti nella regione. Come hanno dichiarato gli ex Segretari della Difesa Robert Gates e Leon Panetta, l’importanza di “rafforzare le capacità degli altri” ̶ potenziando quelle degli alleati e amici degli Stati Uniti in Asia ̶ rappresenta un’importante fase della strategia di riequilibrio. Se gli Stati costieri dell’ASEAN fossero in grado di compiere efficaci operazioni di sorveglianza, ricognizione e intelligence (ISR – intelligence, security and reconnaissance) e di sviluppare le loro capacità operative di bassa intensità, la gestione dell’escalation iniziale di tensione subirebbe un netto miglioramento. Inoltre, questo tipo di infrastrutture potrebbe fornire dei potenziali punti di accesso per le forze statunitensi nel Sud-Est asiatico. Nel perseguire una presenza “politicamente sostenibile, geograficamente distribuita e funzionalmente flessibile”, il rafforzamento della capacità nel Sud-Est asiatico potrebbe portare a delle linee guida coese, come affermato nell’ultima Dichiarazione Congiunta 2+2 per l’alleanza Giappone-Stati Uniti.

Il contributo alla Sicurezza Marittima

Infine, il governo giapponese sta cercando di promuovere le esportazioni dirette di armi per sostenere gli impianti di difesa dei Paesi dell’ASEAN. Nel dicembre 2011, il Giappone ha deciso di attenuare le restrizioni imposte dai suoi Tre Principi sull’export di armi. Attualmente, pur mantenendo la filosofia di base delle esportazioni limitate, la cessione di armamenti di difesa ai Paesi esteri è autorizzata nei casi in cui si contribuisce alla pace e al miglioramento della cooperazione internazionale.

Ad esempio, nei prossimi anni il Giappone andrà nelle Filippine a rifornire delle navi pattuglia per la Guardia Costiera e per i loro sistemi di comunicazione marittima attraverso l’APS. Il Giappone si sta preparando a considerare le esportazioni di navi pattuglia, aerei e navi ausiliari come obiettivo per potenziare il sistema di sicurezza marittima dell’ASEAN. Se quest’assistenza all’approvvigionamento di attrezzature fosse accompagnata da un aiuto tecnico e formativo da parte della Guardia Costiera giapponese e del MSDF, il contributo del Giappone alla sicurezza marittima dei Paesi ASEAN risulterebbe ancora più efficace.

Sebbene queste manovre suggeriscano una nuova direzione della politica giapponese verso l’ASEAN, il Giappone ha bisogno di una strategia più chiara per promuovere il supporto all’auto sviluppo dei Paesi ASEAN. Nelle sue operazioni di supporto al potenziamento dei sistemi di difesa di questi Paesi, il Giappone deve muoversi delicatamente per evitare inutili problemi sulla sicurezza con la Cina. Il Giappone necessita inoltre di una stretta coordinazione fra le istituzioni nazionali, come il Ministero della Difesa e l’SDF, le strategie dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) del Ministero degli Affari Esteri e l’Agenzia Giapponese per la Cooperazione Internazionale (JICA), e le funzioni finanziarie della Japan Bank for International Cooperation (JIBC). Naturalmente, ognuna di queste istituzioni ha diverse prospettive sugli aiuti allo sviluppo dei Paesi dell’ASEAN. Allo stesso tempo, le esercitazioni e gli addestramenti militari congiunti, lo strategico impiego dell’APS e le esportazioni di armi rappresenteranno degli importanti pilastri della politica giapponese nei confronti dell’ASEAN.

(Traduzione dall’inglese di Chiara Pasquin)


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