Il Giappone ferito

Creato il 15 marzo 2011 da Patrickc

Natori, Miyagi (Foto Micke Clarck/Afp/Getty images da Ilpost.it)

Matsushima ya

Matsushima ya

Basho

Come molti in queste ore non riesco a staccarmi dalle immagini dell’immane devastazione che ha colpito il Giappone, un paese  dove ho amici e che avevo appena iniziato a conoscere e ad amare. I fotogrammi di un immenso, spaventoso  fiume di acqua nera  che trascina via gli oggetti e le sicurezze della nostra vita quotidiana ci ricordano che siamo solo aggrappati a un instabile pezzo di roccia che vaga nello spazioo: auto, bus, pali della luce, intere case vengono trascinate nel gorgo infernale. La geografia viene modificata, intere isole vengono sommerse come nell’arcipelago di Matsushima che resterà immortale solo nei versi dei poeti. Mi fermo qui: i luoghi comuni sul Paese e sulle catastrofi naturali sono stati ampiamente approfonditi in questi giorni, assieme però a cronache drammatiche, sensibili, approfondite di chi è riuscito ad andare sul posto. Alcuni inviati hanno mostrato che fare il giornalista ha ancora un senso, nonostante il diluvio di foto e video scattate dai testimoni, ai lapidari tweet di chi c’era. Un diluvio di immagini e di frammenti che mostra assieme l’estrema forza e debolezza del citizen journalism, che perde di senso se non c’è un occhio sensibile capace di vedere, raccontare, spiegare.

Nel frattempo, forse, con gli occhi tutti concentrati sulla prefettura di Miyagi e paesi e città spazzati via, o sulla centrale nucleare di Fukushima  non ci si rende conto che la situazione è difficile, preoccupante  in tutto l’est del paese e anche a Tokyo. Amici giapponesi che vivono nella capitale mi raccontano del terremoto più terrificante che abbiano mai vissuto, di aver fatto 40 chilometri a piedi per tornare alle loro abitazioni, dei danni, degli inviti a restare in  casa per il timore delle radiazioni, dei blackout controllati in tutto il Paese (nulla, nella nostra epoca, fa paura come la mancanza di elettricità), delle nuove scosse che fanno ancora ondeggiare i grattacieli. Ma non si può parlare di un paese in ginocchio: se c’è una cosa che ho imparato a conoscere dei giapponesi – e che non è solo un luogo comune – è la loro forza d’animo, la loro incrollabile fiducia nelle proprie forze. Feriti, ma non in ginocchio.

Solidarietà: Per donare 2 euro per i soccorsi in Giappone potete mandare un sms al 45500 (Iniziativa della Croce Rossa Italiana)

Foto: Un altro giorno di navi, case automobili (Il Post.it)

Filmati:I video (Quotidiano.net)



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