fonte: Japan Times
La valutazione della gravità della crisi nucleare in Giappone è passata da un livello 4 a un livello 6 su una scala di 7. Il Commissario europeo all’energia Oettinger ha dichiarato: «Si rischia l’apocalisse nucleare». Il Japan Times fa i conti dei rischi per il corpo umano ai diversi livelli di radioattività, poi lancia un sondaggio online fra gli abitanti della regione nord-orientale: andarsene tutti o restare? Il Giappone, che visse la terribile esperienza dell’atomica, mantiene nonostante tutto un’ ammirevole organizzazione e coesione sociale, mentre 50 tecnici sacrificano la propria vita esponendosi alle radiazioni nella centrale di Fukushima («leucemia entro 5 anni, tumori anche a distanza di 10-15 anni», spiega il direttore di radioterapia dello Ieo, Roberto Orecchia).
Le ambasciate invitano gli stranieri in Giappone a partire. Prima la Germania e la Svizzera poi tutta l’Unione Europea hanno deciso di sottoporre a revisione le centrali nucleari in territorio europeo in vista di una chiusura delle meno aggiornate in materia di sicurezza. Secondo il Washington Post la Cina ha sospeso la costruzione di qualsiasi impianto nucleare fino a quando il governo avrà riesaminato tutti gli standard di sicurezza. Il quotidiano The Hindu dice che il governo indiano - su pressione di quello americano in seguito al patto nucleare Usa-India – si affanna a dichiarare che le proprie centrale sono sicurissime. Ma a Mumbai cresce la preoccupazione per le centrali.
E l’Italia cosa fa? Il Ministro per lo sviluppo economico Romani afferma che «è inimmaginabile tornare indietro» (ma tornare indietro da cosa?, visto che in Italia il nucleare, per ora, quasi non esiste). E il Corriere della Sera fa il suo mestiere di sempre: sostiene il governo.
Tutte le opinioni sono lecite, ovviamente, ma la posizione nuclearista del Corriere della Sera risulta surreale per la mancanza di
- Panebianco esordisce sottolineando «…il contrasto fra l’ammirevole compostezza del popolo giapponese così duramente colpito e le assai meno composte reazioni occidentali».
(Meno composte, secondo Panebianco, semplicemente perché avverse al nucleare).
- Panebianco sostiene poi che «…è proprio grazie agli sviluppi tecnico-scientifici che abbiamo raggiunto eccezionali livelli di benessere e anche (proprio così) di sicurezza: fingiamo per lo più di non saperlo ma la vita quotidiana nelle società pre-moderne era infinitamente più insicura, brutale e breve, di quanto non sia oggi nelle società industriali».
Il che è certamente vero, ma qui c’è il primo salto logico: essere avversi al nucleare e favorevoli alle energie rinnovabili non significa voler rinnegare il benessere delle società industriali e tantomeno avere nostalgia dell’età della pietra o dei secoli bui in cui la vita era insicura e breve…
- Continua Panebianco: «…è anche necessario non smarrire il filo della razionalità. Senza rischi e assunzione di rischi non ci sarebbe mai stato alcun progresso tecnico-scientifico: quel progresso grazie al quale, nelle moderne società industriali, ad esempio, è crollata la mortalità infantile e gli uomini vivono assai più a lungo di un tempo. Non c’è dinamismo sociale possibile che non porti con sé pericoli».
Quest’altro salto logico sconfina nel surreale: cosa ha a che fare la politica nucleare con il fatto che «nelle moderne società industriali…è crollata la mortalità infantile e gli uomini vivono assai più a lungo di un tempo»? Il crollo della mortalità infantile e l’allungamento della vita sono merito dello sviluppo della medicina, non certo dello sviluppo del nucleare! Come si può essere così faziosi da identificare il nucleare con lo sviluppo di tutta la civiltà moderna?
- Ancora Panebianco: «… i governi dei Paesi occidentali che dispongono di centrali si sono impegnati, con vari accenti, ad innalzare i livelli di sicurezza, non certo a sbarazzarsi della energia nucleare. L’atomo comporta rischi? Certamente, ma si può agire, e si agisce in tutto il mondo per ridurli. D’altra parte, la controprova è data proprio dal Giappone: la schiacciante maggioranza delle centrali giapponesi ha resistito benissimo sotto l’impatto di un terremoto di violenza devastante».
Si può facilmente rispondere che: 1) è sufficiente che UNA SOLA centrale vada in crisi per fa rischiare al Giappone l’apocalisse. Questo non dovrebbe far riflettere? I giapponesi che stanno rischiando la vita dovrebbero essere consolati dal fatto che le altre centrali hanno resistito al sisma? Ne dubito…2) Tutto nella vita comporta dei rischi, ma dove sta scritto che si debbano scegliere i rischi maggiori? Nell’interesse di cosa e di chi? Di quale modello di sviluppo sociale?
Conclusioni. Ci sono molte ragioni, ovviamente, per essere contrari al nucleare, a parte le questioni della sicurezza, e il video incluso in questo post ne elenca alcune. Ma è interessante notare che in tutto il suo editoriale Panebianco non cita mai l’esistenza delle energie rinnovabili come alternativa al petrolio. I casi sono due: o non ne ha mai sentito parlare oppure, più probabilmente, ci sono ragioni economico-politiche che spingono il Corriere del Governo a ignorare il tema delle rinnovabili. Nello stesso numero del Corriere si mettono a confronto due opinioni: uno scienziato pro-nucleare e un cantante (Adriano Celentano) anti-nucleare. Con tutta la simpatia per l’ottimo Adriano, il Corriere della Sera non era in grado di intervistare uno scienziato antinucleare favorevole alle energie rinnovabili? Coraggio, colleghi, cercando si trova….:-)
P.S.: Detto tutto ciò non si deve dimenticare la vera emergenza, quella del popolo giapponese. Chi vuole inviare aiuti può farlo dal cellulare con il numero 45500 attivato dalla Croce Rossa italiana: inviando un sms «Pro Emergenza Giappone» si donano due euro. Con la stessa causale si possono fare dei versamenti più consistenti sul sito della Croce Rossa (www.cri.it).