{Il Giardino del Gattopardo}

Creato il 12 maggio 2015 da Lamiacasanelvento

Tutto è iniziato qui ,circa tre mesi fa... folgorata dalla bellezza coinvolgente  e persa nella riscoperta di un libro:
Il Gattopardo
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa  Liberamente ispirato ad uno dei capolavori  della letteratura italiana del secondo Novecento, nelle note di questo profumo  ho cercato di far rivivere l'atmosfera  di uno giardini più passionali,affascinanti e decadenti; sensazioni ed immagini  che solo la calda terra di una Sicilia Borbonica ormai al tramonto  può evocare.
La nappina si ispira ai lussuosi salotti 
e alle dimore aristocratiche dell'epoca. Mi piace riportare il testo ispiratore, tratto da "Il Gattopardo":
[Sull'argilla rossiccia le piante crescevano in fitto disordine:
i fiori spuntavano dove Dio voleva e siepi di mortella sembravano disposte per impedire,
 più che per dirigere i passi.
Nel fondo una Flora chiazzata di lichene giallo-nero esibiva rassegnata i suoi vezzi più che secolari;
dai lati due panche sostenevano cuscini ravoltolati e trapunti,
anch'essi di marmo grigio;
e in un angolo l'oro di un albero di gaggìa intrometteva la propria allegria intempestiva.
Da ogni zolla emanava la sensazione di un desiderio di bellezza 
presto fiaccato dalla pigrizia.
Ma il giardino, costretto e macerato fra le sue barriere,
da profumi untuosi, carnali e lievemente putridi, come i liquami aromatici distillati dalle reliquie di certe sante; i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello protocollare delle rose  ed a quello oleoso delle magnolie che si appesantivano negli angoli;
e sotto sotto si avvertiva anche il profumo della menta misto a quello infantile della gaggía 
ed a quello confetturiero della mortella;
e da oltre il muro l'agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zagare.
Era un giardino per ciechi: la vista costantemente era offesa:
ma l'odorato poteva trarre da esso un piacere forte benché non delicato.
Le rose Paul Neyron le cui piantine aveva egli stesso acquistato a Parigi, erano degenerate;
eccitate prima, e rinfrollite poi dai succhi vigorosi e indolenti della terra siciliana, arse dai lugli apocalittici,
si erano mutate in una sorta di cavoli color carne, osceni,
ma che distillavano un aroma denso quasi turpe,
che nessun allevatore francese avrebbe osato sperare.
Il Principe se ne pose sotto il naso e gli sembrò
di odorare la coscia di una ballerina dell'Opera]
{La Piramide olfattiva} Un'esplosione fragrante e intensa,una sensualità senza tempo.

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