Anno: 2013
Durata: 46'
La trama (con parole mie): Takao, un liceale quindicenne abituato a vivere come un adulto e che coltiva il sogno di diventare un artigiano specializzato nelle calzature, adora la pioggia e sfrutta ogni giorno di brutto tempo per entrare più tardi a scuola e soffermarsi in uno dei giardini pubblici di Tokyo a disegnare modelli e riflettere.
Quando, in una delle sue ore di "fuga" incontra nel suo luogo preferito Yukari, una donna più grande di lui intenta a leggere sorseggiando birra e mangiando cioccolata, il suo mondo segreto viene turbato dalla presenza della stessa: da quel momento in avanti, la speranza, prima di Takao e dunque anche di Yukari, è che ogni giorno piova in modo da potersi incontrare e parlare delle proprie vite e dei sogni.
Quando Takao scoprirà che Yukari è in realtà una professoressa del suo stesso liceo allontanata dall'incarico per un sospetto legame con uno studente, l'equilibrio si rompe: dove porterà il loro rapporto, e la pioggia?
Nel corso degli anni, fin da quando, ai tempi dell'esplosione della passione del sottoscritto per il Fumetto, approcciai per la prima volta l'animazione nipponica, quest'ultima ha regalato al Saloon grandissime soddisfazioni, dal rivoluzionario Akira all'oscuro Ghost in the shell, passando per i Capolavori dello Studio Ghibli ed il lavoro straordinario di un altro grande artista scomparso troppo presto, Satoshi Kon: quando, dunque, la fama finisce per precedere un titolo proveniente dalla terra del Sol Levante le aspettative in merito finiscono per essere sempre altissime.
E' stato così, ai tempi, con prodotti stupendi - per motivi diversi - come Il vento dell'amnesia o Ninja Scroll, e più di recente con questo Il giardino delle parole, mediometraggio incensato spesso e volentieri come un commovente affresco al quale è impossibile resistere.
Come è accaduto, fortunatamente, poche volte in passato - ricordo la sonora dormita su I racconti di Terramare - il risultato, visione alle spalle, è stato quello di una parziale delusione: intendiamoci, il lavoro di Makoto Shinkai è tecnicamente strepitoso, animato alla grandissima, strutturato con criterio e, probabilmente, agli occhi di un quindicenne, incredibilmente struggente: peccato che non riesca, di fatto, ad abbattere i confini che il Tempo inesorabilmente pone nello spettatore quando cresce ed invecchia, come al contrario spesso e volentieri accade con i lavori di Miyazaki, in grado di parlare a chiunque dai tre ai centotre anni, e finisca per risultare un esercizio di stile che ai più stagionati tra noi apparirà come un cuginetto molto minore dell'indimenticabile Video Girl Ai.
Non ho voglia, però, di sminuire il valore di un'opera indubbiamente interessante che andrebbe visionata anche solo per la sua strepitosa resa visiva e l'attenzione ai dettagli - in alcuni passaggi pare quasi di trovarsi di fronte ad un film di fiction, tanto reali appaiono personaggi, movenze e cornice dell'azione -, ma semplicemente di dare una misura ad aspettative che potrebbero risultare dannose per la stessa o a giudizi decisamente eccessivi in merito - ormai si finisce per spendere un pò troppo facilmente la parola Capolavoro -: la vicenda di Takao e Yukari, ad ogni modo, finirà per conquistare con la sua semplicità, il suo essere in una certa misura molto "normale", dal sapore malinconico che momenti come la fine delle vacanze o di un ciclo di studi sanno essere.
L'incertezza di fronte alla solidità del sole e della realtà per come la conosciamo nella sua quotidianità di fronte alla certezza del piacere di evadere, sognare, trovare il proprio mondo, e non il proprio posto nel mondo: non sarà nulla di particolarmente clamoroso, ma spesso e volentieri è proprio "dal molto piccolo" - e torna alla memoria l'incipit dell'indimenticabile Grosso guaio a Chinatown - che provengono le scintille destinate a far nascere i fuochi più indomabili.
Del resto, nel corso dell'adolescenza di ognuno di noi è nascosta almeno una piccola, grande cotta che, finita bene o più probabilmente male, ha segnato il momento in cui tutti abbiamo cominciato a farci le ossa del cuore preparandoci a quello che sarebbe stata la vita, con le sue stagioni, il suo sole e la sua pioggia, consci che entrambi avrebbero contribuito a costruire quello che saremmo diventati.
MrFord
"I will walk... With my hands bound
I will walk... With my face blood
I will walk... With my shadow flag
into your garden
garden of stone."
Pearl Jam - "Garden" -