Trama: dopo la morte di un compagno di scuola della figlia, la ricca Christine Penmark si rende conto che forse la piccola Rhoda non è innocente e carina come sembra...
Guardare Il giglio nero è un'esperienza molto interessante, soprattutto se si fa un minimo sforzo mentale e si cerca di immaginare come dev'essere stato, per l'audience dell'epoca, guardare un film che parla di una giovanissima serial killer. Per quanto la trama del romanzo di William March sia stata edulcorata per venire incontro al Codice Hayes allora in vigore e nonostante nei titoli di coda la giovane protagonista venga ironicamente sculacciata dall'attrice Nancy Kelly (come a dire "non preoccupatevi, si tratta di un'opera di fiction, qui siamo tutti amici") è indubbio che un film come Il giglio nero fosse abbastanza sconvolgente negli anni '50, tanto che il pubblico viene congedato con la preghiera di "non divulgare l'insolito climax della storia perché il film OSA essere diverso in maniera impressionante". E in effetti la pellicola di Mervyn Leroy "osa" mettere sul piatto la crescita di un seme cattivo, di una bambina nata malvagia e priva di alcun senso di pietà o altruismo, in grado di portare ad estremi inauditi la definizione stessa di mocciosa viziata. Rhoda è nata in una famiglia dell'alta borghesia americana, un ambiente che non dovrebbe spingere un ricco rampollo a compiere crimini abietti, ed è proprio questa sua condizione privilegiata che le consente di risultare sempre innocente agli occhi degli adulti che la circondano; LeRoy inscena una terribile battaglia psicologica tra madre e figlia ma rappresenta anche con ironia pungente la lotta di classe tra proletari e altoborghesi, l'incapacità di questi ultimi di vedere oltre le apparenze, la loro ferrea volontà di mantenere inalterato lo status quo (in questo il padre di Christine è il personaggio peggiore di tutta la pellicola) e la generale omertà di quel tipo di ambiente. Ad un certo punto sarebbe palese agli occhi di tutti che Rhoda è in qualche modo implicata nella morte del ragazzino ma, a parte l'impicciona vicina di casa che non vedrebbe un omicidio neanche se la stessero accoltellando, l'unica a parlare chiaro perché sotto effetto dell'alcool è la povera madre del bambino morto, dolorosamente consapevole del fatto che lei, parrucchiera ed estetista, non potrà mai spuntarla contro una famiglia blasonata come quella dei Penmark.
Con tutta questa carne al fuoco, Il giglio nero è un perfetto esempio di thriller "teatrale", dove nulla viene mostrato ma soltanto suggerito o descritto a voce. La vicenda si svolge prevalentemente in interni, con la macchina da presa che entra nell'elegante casa e nel giardino della famiglia Penmark seguendo da vicino le vite di Rhoda e della madre, mostrandoci come il tarlo del dubbio cominci a palesarsi anche fisicamente sul volto della povera Christine e, soprattutto, consentendo a noi spettatori di cogliere le meravigliose espressioni di odio o disinteresse che Rhoda si lascia sfuggire quando pensa di non essere vista da mamma, papà e vicina di casa, espressioni inequivocabili che fin dall'inizio ci fanno capire che qualcosa non va. Essendo un'opera di stampo teatrale, buona parte della sua riuscita va ricercata nella bravura delle interpreti femminili (Nancy Kelly, Patty McCormack e Eileen Heckart), tutte candidate all'Oscar per la loro performance. La Kelly ha il non facile ruolo di Christine, una donna combattuta tra il naturale amore per la figlia e l'altrettanto naturale terrore nei confronti della sua natura abietta e, come ho detto prima, sfiorisce mano a mano che il film prosegue fino a perdere totalmente il controllo in una delle scene più angoscianti mai girate, quella in cui la piccola Rhoda continua imperterrita a suonare Au claire de la lune mentre attorno a lei scoppia il finimondo e la madre urla di impotente frustrazione. Patty McCormack è un piccolo mostro, un essere alieno tutto vezzi e moine che saltella con le sue gonnelline vezzose e le treccine mentre si profonde in mille riverenze, almeno finché il suo vero io non viene fuori con prepotenza, soprattutto durante le litigate con l'ambiguo custode Leroy, l'unico in grado di vedere oltre l'apparente innocenza di Rodha. Infine, Eileen Heckart incarna tutto il dolore di una donna diventata madre a tarda età, costretta a subire la perdita di un figlio che era arrivato come un miracolo e a combattere da sola contro il silenzio di Christine, delle insegnanti di Rodha e anche del marito: ne Il giglio nero, infatti, viene messo in scena un dramma che si consuma nell'assenza quasi totale degli uomini, in un ambiente casalingo che la società vuole regno incontrastato delle donne. Quelle stesse donne educate a non poter fare a meno di padri e mariti eppure costrette a sopportare il peso della colpa, della vergogna e del giudizio impietoso della società perché i loro compagni sono troppo lontani, deboli o impegnati per poter essere di vero sostegno nelle situazioni più terribili. Il giglio nero è un film in grado di dare il la a mille altri spunti di riflessione ma vi lascio il piacere di scoprirli da soli e mi limito a ringraziare Stephen King per avermi dato modo di scoprire un altro piccolo gioiellino!
Mervyn LeRoy è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Piccolo Cesare, Il mago di Oz (che ha co-diretto senza comparire nei credits), Sorvegliato speciale, Piccole donne e Quo Vadis. Anche produttore, attore, costumista e sceneggiatore, è morto nel 1987 all'età di 86 anni.
Patty McCormack (vero nome Patricia Ellen Russo) interpreta Rhoda Penmark. Americana, ha partecipato a film come Le avventure di Huck Finn, Bug insetto di fuoco, The Master e a serie come Love Boat, Fantasilandia, Dallas, Magnum P.I., La signora in giallo, Lassie, Freddy's Nightmares, Baywatch, E.R. Medici in prima linea, Cold Case, NYPD, Grey's Anatomy, Criminal Minds, I Soprano e Desperate Housewives. Anche produttrice, ha 70 anni e un film in uscita.
Henry Jones interpreta Leroy Jessup. Americano, ha partecipato a film come Quel treno per Yuma, La donna che visse due volte, Butch Cassidy, Due ragazzi e... un leone, Tom Sawyer, Dick tracy, Aracnofobia e a serie come Ai confini della realtà, Alfred Hitchcock presenta, Vita da strega, L'uomo da sei milioni di dollari, Fantasilandia, Chips, Love Boat, Hazzard, MacGyver, Magnum P.I., Il mio amico Ricky e La signora in giallo. E' morto nel 1999 all'età di 86 anni.
Eileen Heckart (vero nome Anna Eileen Stark) interpreta Hortence Daigle. Americana, ha partecipato a film come Lassù qualcuno mi ama, Fermata d'autobus, Le farfalle sono libere (che le è valso l'Oscar come miglior attrice non protagonista), Ballata macabra e a serie come Alfred Hitchcock presenta, I Robinson, Ellen e Quell'uragano di papà. E' morta nel 2001 all'età di 82 anni.
E ora, un paio di curiosità con qualche SPOILER sul finale. Pare che Alfred Hitchcock abbia rifiutato la proposta di dirigere Il giglio nero mentre Bette Davis aveva manifestato interesse nell'interpretare Christine Penmark ma il regista Mervyn Leroy ha voluto Nancy Kelly, già Christine nella versione teatrale dell'opera. L'adattamento cinematografico del romanzo di William March ha infine una conclusione completamente diversa rispetto a quella della fonte originale a causa del codice Hays che, all'epoca, impediva di mostrare il crimine come qualcosa verso cui provare ammirazione o simpatia (di conseguenza non era neppure lecito che i criminali la facessero franca). De Il giglio nero esiste un remake, un film TV del 1985 dal titolo The Bad Seed dove Lynn Redgrave interpreta Monica Breedlove (ruolo rifiutato da Patty McCormack) e David Carradine è Leroy Jessup; non l'ho mai visto quindi non mi sento di consigliarvelo ma se Il giglio nero vi fosse piaciuto recuperate Orphan, Il presagio, Il villaggio dei dannati, The Children e Spider Baby. ENJOY!