Le mie gambe sono livide, lo sono le mie spalle, le mie braccia e la mia faccia.
Ho preso tante botte, bastonate, gomitate, schiaffi e sputi.
Sono indolenzito, ho dolore alle articolazioni, non ruoto bene il collo, ho due costole rotte, mi mancano cinque denti e ho il naso completamente spaccato.
Il sangue impregna del suo agrodolce olezzo il mio corpo esausto.
Questa sedia traballante mi sorregge con amore, la sento fredda sulla mia calda schiena.
È un freddo che mi ipnotizza e mi rende stranamente lucido.
Sorrido e sghignazzo: me ne infischio.
Gioisco e rido soddisfatto come se un fotografo stesse immortalando con interesse il mio torturato volto, come un pugile che alza il braccio sanguinoso dopo la prima agognata vittoria.
Rido perché è stata dura, ma ho vinto.
Sono sopravvissuto, chiamami veterano, superstite, o come meglio ti pare.
Certamente non ha finito, è sempre pronta a colpire quando meno te lo aspetti, mentre dormi o cammini per la strada spensierato.
Colpisce per prima per avere il vantaggio della sorpresa, non che sia malvagia, ti chiama semplicemente sul ring a combattere.
O forse lei è semplicemente una spettatrice, magari di quelle paganti.
Ti dice solo che è il tuo turno.
Poi, qualcosa mette alla prova il tuo corpo e la tua anima.
Forse, è semplicemente un gioco di resistenza.
Chiunque sia, aspetto volentieri altri pugni, altre spallate, pedate, gomitate e bastonate.
Questo corpo non lo guardo, allontano così il dolore, dai su che ti aspetto, non mi muovo sono qui.
Inizio a prenderci gusto, ti mostro la lingua in senso di sfida, il gioco mi piace.
Questo strano gioco che è la vita, mi piace.