Tra le tante possibili varianti per promuovere questo sforzo, proponiamo qui un gioco che possiamo intraprendere ogniqualvolta ci troviamo in disaccordo con il nostro partner la cui finalità è proprio quella di accordarsi che, come ben sa chi ha avuto a che fare con uno strumento musicale scordato, passa necessariamente dalla prova dei diversi suoni che singolarmente e insieme lo strumento produce e, quindi, dall'attento ascolto di questi suoni diversi al fine di generare -appunto- un'armonia.
Per giocare ad "accordarsi" è anzitutto necessario aver condiviso e praticare le premesse evidenziate nel post "La forza dell'amore". Ciò fatto, il secondo passaggio, chiama i due, un tempo disarmonici contendenti e ora verso il traguardo della complicità, a descrivere la questione dal loro punto di vista. L'incipit che dà abbrivo a questa fase sarà "Io penso che..." che i partner dovranno completare con la propria opinione rispetto al tema in esame. È importante che le riflessioni di ognuno non siano semplicemente dette, ma anche scritte, ognuno su un proprio foglio, che poi verrà condiviso con l'altro commentandolo e chiedendo spiegazioni. La fase successiva invita i due a declinare i sentimenti e le emozioni che avvertono in questa precisa situazione. L'incipit di partenza da cui i partner dovranno declinare le loro emozioni sarà quindi: "Io sento...". Ora, sempre ognuno su un proprio foglio, i due devono descrivere quali sono, a loro avviso, gli interessi del partner in questa situazione ("Io credo che tu voglia..."), e quali, invece, quelli comuni ("Per noi sarebbe meglio..."). Superata questa prova, ognuno si cimenta nel cercare delle possibili soluzioni esplorando quelle a lui ideali ("Io desidero che..."), quelle che vivrebbe come un sano compromesso ("Io sarei disposto a...") e quelle che, invece, considera proprio inaccettabili ("Io non vorrei che..."). L'ultima fase, confrontanti tutti i dati emersi, lavora alla ricerca della migliore soluzione comune, a partire dallo stimolo: "Forse si potrebbe...". Solitamente, concluso questo (più o meno breve) tragitto, non solo si riesce a concretare il paradosso in cui si vince entrambi ma, soprattutto, ci si allena all'armonia, tanto che, dopo qualche volta, il gioco diviene così naturale che non è più necessario nemmeno giocare o, meglio, si supera la meccanicità del gioco per entrare in una relazione poietica capace di rigenerarsi di fronte ad ogni ostacolo.